La Rai elimina oltre 40mila video storici da YouTube
La promessa è stata mantenuta: da qualche ora la Rai ha rimosso oltre 40.000 video dalla piattaforma YouTube, privando momentaneamente gli utenti della possibilità di accedere al grande archivio storico della TV italiana. Obiettivo raggiunto, dunque, per l'azienda di viale Mazzini che pare aver fissato un nuovo fronte: monetizzare al massimo i video sul web direttamente sul proprio sito, senza dover passare da Google. Gestire la raccolta pubblicitaria in economia potrebbe portare incassi superiori agli ancora non confermati 700 mila euro annui percepiti da Google Adsense grazie ai video caricati su YouTube. Almeno secondo i calcoli che hanno fatto in Rai. Pur non essendo semplice lanciarsi in previsioni sul futuro dell’intrattenimento online targato Rai, le cui strategie non sono ancora state svelate, è probabile che la dirigenza stia puntando su soluzioni più remunerative, sia con la gestione diretta della pubblicità in proprio su Rai.tv che con l’aiuto di qualche nuovo provider. Forte dei suoi 1,2 milioni di iscritti su YouTube e di oltre 761 milioni di visualizzazioni totalizzate negli anni, di certo l’archivio di viale Mazzini farà gola a molti. Allo stesso tempo, però, è lecito domandarsi se si sia trattata di una mossa sufficientemente lungimirante. È infatti molto difficile dirottare traffico da YouTube ad altre piattaforme, proprietarie o meno che siano, poiché nell’immaginario comune il servizio di Google è sinonimo della stessa parola video. Quando l’utente desidera ricercare un filmato, infatti, è molto probabile che si diriga direttamente su YouTube e, solo in un secondo momento, approfitti dei siti ufficiali delle varie emittenti. Considerato poi come la gran forza del sistema di Mountain View sia la perfetta integrazione con i social network e con un nugolo davvero nutrito di servizi di terze parti, sembra improbabile RAI possa ottenere lo stesso record di visitatori e visualizzazioni altrove. Il rapporto con YouTube si è chiuso, per volontà di entrambe le parti, senza incidenti. Ma da tempo la Rai appariva scontenta, e non solo per una questione meramente economica. La qualità stessa delle inserzioni pubblicitarie "appoggiate" ai video appariva sempre più scadente e lontana dalla media dei clienti pubblicitari Rai. Fatti due calcoli, e immaginando un uso sempre più frequente di questo mezzo da parte degli utenti, i vertici di viale Mazzini hanno in un primo momento tentato di rivedere il contratto. Ponendo tre condizioni a YouTube. Prima condizione: la decisione sul materiale da caricare verrà presa solo da noi della Rai. Seconda: il logo Rai dovrà essere comunque e sempre ben visibile. Particolare non secondario: da tempo il simbolo della nostra tv pubblica appariva poco visibile o messo agli estremi margini. Terza condizione: decidiamo noi a viale Mazzini quale pubblicità accettare e a quale prezzo. YouTube ha declinato le condizioni e così l’accordo si è concluso. Nasce così su Rai.tv un "nuovo" YouTube, con tutti i video prodotti dalla Rai. Ma i vertici di viale Mazzini hanno lasciato l’opzione aperta a tutte le altre piattaforme, da Tiscali a Libero, solo per fare due esempi puramente teorici. Il materiale Rai è a disposizione, potrà tranquillamente essere inserito sulla piattaforma. Ma solo se verranno rispettate le tre condizioni poste dalla Rai a YouTube. La sfida è aperta, la scelta è stata coraggiosa e per capirne l’esatta natura non rimane che attendere la prossima mossa.