Mark Zuckerberg compie 30 anni
Sono passati 30 anni da quel 14 maggio 1984, giorno in cui Mark Zuckerberg venne alla luce, dall’unione di suo padre Edward (professione dentista) e di sua madre Karen (psicologa). Ed è proprio durante questi 30 anni di tempo che il piccolo Mark è cresciuto, ha reso grande un suo progetto ed è diventato il più giovane miliardario al mondo. Da semplice bambino a creatore del più famoso social network al mondo, con sedi ed uffici sparsi per tutto il pianeta. Il fondatore e numero uno di Facebook, la cui fortuna è stimata da Forbes in 26,6 miliardi di dollari, si può dire che "valga" quasi un miliardo di dollari per ogni anno di vita finora vissuto. Attualmente Zuckerberg è considerato la ventiduesima persona più ricca al mondo. Un'ascesa straordinaria quella del fondatore del social network più amato dagli internauti, iniziata nella sua stanza di Harvard nel febbraio del 2004, data in cui la piattaforma andò on line la prima volta. Il successo di Zuckerberg è stato poi coronato nel 2010 con la copertina di Time, che lo nominò "Persona dell'anno". Facebook conta attualmente circa 1,3 miliardi di utenti ed ha un valore stimato di 135 miliardi di dollari. SUCCESSO PLANETARIO IN SOLI 10 ANNI Il 2014 è un anno di scadenze per Mark: oltre al compleanno in cifra tonda, coincide con i primi dieci anni di Facebook e con i primi dieci del suo robusto sodalizio sentimentale con Priscilla Chan, la consorte conosciuta in fila davanti al bagno a un party ad Harvard. Facebook ora è il mainstream del social networking regnante, in costante espansione planetaria (un miliardo e 230 milioni di utenti, più di 6.000 dipendenti), ma anche modello parecchio sistematico e un po' "seduto" di socialità, adatto a un pubblico fedele, statico e progressivamente meno giovane, gente che l'ha definitivamente collocato nel proprio sistema esistenziale, come proprio canale di connessione sociale e, in parte, fonte d'informazione personalizzata. Il pubblico più giovane guarda oltre Facebook, spesso lo giudica troppo "adulto" e privilegia, con discreta infedeltà, altre sigle, come Instagram, Whatsapp o Snapchat. È anche in questo, ancor più che nei tentativi di innovazione della sua creatura, che Zuckerberg offre un esempio imprenditoriale assoluto: la sua modernità sta nella flessibilità, nella duttilità, nella capacità di ascoltare i mercati, di navigare nel flusso comprendendone le correnti. È questo essere sempre in corsa, il delegare agli specialisti gli aspetti amministrativi concentrandosi sull'analisi profonda delle petizioni che giungono dai mercati e delle proposte, anche spericolate, che possono essere loro rivolte, il segreto del genio dai capelli rossi. Gli ultimi due anni Mark li ha impiegati per trasformare Facebook da re dei social via computer in uno strumento integrato negli accessori mobili che accompagnano la nostra vita. Adesso Zuckerberg si pone altri due obbiettivi: in cinque anni vuole trasformare Facebook nel nuovo Google, capace di rispondere a ogni domanda e soddisfare qualsiasi ricerca, attraverso i dati che giorno per giorno noi stessi inseriamo nelle pagine personali. In dieci anni, invece, vuole usare Facebook per portare Internet a chi ancora non ce l'ha o non sa utilizzarlo, facendone il monumentale portale per l'accesso alla definitiva democratizzazione delle opportunità. UN PERCORSO TORTUOSO Il 4 febbraio 2004 Mark Zuckerberg, ancora studente di Harvard, lancia TheFacebook. com, strumento per la ricerca di amicizie (e simili) tra colleghi universitari. Il design è tanto semplice quanto lo scopo, privo di notizie, diario, foto profilo e aggiornamenti di stato. Persino il bottone Mi piace arriva solo nel 2009. Facebook non era stato creato per la condivisione di contenuti, ma le cose sono cambiate: giunto al suo decimo compleanno, il design appare più sofisticato e lo scopo è quello di connettere il mondo a Internet. Avendo solo 19 anni quando ha creato The Facebook, Zuckerberg è maturato insieme alla compagnia. Un successo inaspettato Il percorso da semplice directory online a miliardario ad network è stato tortuoso: negli ultimi dieci anni Facebook ha commesso importanti errori di giudizio, specialmente nell’ambito della privacy. All’introduzione della sezione Notizie, nel 2006, gli utenti trovarono la quantità di informazioni esagerata, attribuendogli l’ironico soprannome di “Stalkerbook”. La risposta di Zuckerberg fu immediata: “Calma. Respirate. Vi stiamo ascoltando”. Ricordate Beacon, l’inquietante sistema pubblicitario che vi seguiva attraverso Internet pubblicando le vostre attività sulla bacheca? Nel 2007 Facebook strinse un accordo con eBay, Fandango e altri per tracciare le attività online degli utenti e, in alcuni casi, condividerle con gli amici senza il loro consenso. La reazione fu talmente negativa da spingere la compagnia a permettere l’estromissione o la disattivazione di Beacon. Inoltre, una class action ne portò la sospensione nel 2009, e la manovra pubblicitaria delle notizie sponsorizzate, volta allo sfruttamento dei Mi piace da parte delle aziende, ha scatenato una causa risolta con un accordo. Dopo l’ingresso nella sfera pubblica, tuttavia, Facebook sembra aver imboccato la retta via: nonostante incoraggi i dipendenti con il motto “move fast and break things” (“muovetevi velocemente e rompete le cose”), è più cauta nell’introdurre nuovi prodotti e nell’apportare modifiche a design e privacy.