Il segreto per un selfie di successo è tutto in un algoritmo
Ecco come scattare foto che piacciono
Ci siamo scattati il "selfie" più bello del mondo e dopo averlo pubblicato su Facebook è piaciuto soltanto a tre amici. Come mai? Per rispondere a questo interrogativo, e soprattutto per comprendere come guadagnare una certa popolarità sui social network e in Internet divulgando immagini, è stato creato un algoritmo ad hoc: cioè un procedimento che analizza il problema e lo risolve attraverso il computer. Lo ha ideato Aditya Khosla, dottorando di ricerca al Mit Computer Science and Artificial Intelligence Lab di Cambridge (Massachusetts), negli Stati Uniti. Attraverso il suo studio, "What Makes an Image Popular?", Khosla ha analizzato oltre 2,3 milioni di fotografie caricate da migliaia di utenti su Flickr. In seguito ha sviluppato un software che consente di prevedere in modo affidabile il numero di visualizzazioni che riceverà un immagine basandosi sul suo contenuto: colore, trama, gradiente (ovvero la variazione per unità di lunghezza che una grandezza subisce da un punto all'altro) e concetto essenziale dell'oggetto raffigurato. Lo studio di Khosla prende spunto da una precedente analisi che mostrava come, al cambiare di un elemento, una fotografia potesse risultare più o meno piacevole. Nel corso delle ricerche, Khosla ha potuto verificare che degli oltre 1000 oggetti identificati dal computer le fotografie che hanno maggiore successo sono quelle che mostrano reggiseni, minigonne e bikini. Il sesso è dunque un elemento trainante, ma non è il solo. Tra gli oggetti a "forte impatto positivo", è spiegato nello studio, ci sono anche le rivoltelle, i profumi e le tazze. Inoltre, "tendono a contribuire positivamente" alla loro "popolarità" le immagini che rappresentano persone. Tra le figure che hanno un "medio impatto positivo" ci sono quelle relative al gioco del basket, i ghepardi, i panda giganti, i lama, gli aratri e le coccinelle, mentre gli oggetti che hanno un "impatto negativo" sono le spatole, gli sturalavandini, i computer portatili, i golf cart e le stufette. Khosla usa una una tecnica computazionale chiamata "deep learning" che dà facoltà al calcolatore di imparare a trovare schemi e svolgere compiti in modo indipendente. Un campo di studio emergente che ha attirato l'attenzione di giganti come Facebook e Google.