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PES 2014, l'ultimo soccer game di casa Konami si rifà il trucco

PES 2014

Una fra le saghe calcistiche videoludiche più importanti riparte da zero per tornare al vertice.

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Realizzato da un nuovo gruppo di sviluppatori interno a Konami, Pro Evolution Soccer 2014 ha richiesto ben quattro anni di lavoro, periodo nel quale il team ha operato seguendo i feedback ricevuti dai fan, ripartendo praticamente da zero per quanto riguarda l'elaborazione dell'intera struttura di gioco. Quest'ultima infatti poggia più che solidamente su una versione adattata del FOX Engine di Hideo Kojima, proprio quello che sarà utilizzato in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. I risultati sul campo si vedono fin da subito, infatti dopo essere scesi sul terreno di gioco e aver iniziato una partita ci si accorge immediatamente di come la giocabilità tragga dei grossi benefici dall'utilizzo del nuovo motore. Il titolo si mostra fin da principio di gran lunga più appagante dal punto di vista simulativo rispetto ai capitoli scorsi e la sensazione che si ha dopo le prime battute è quella di avere un controllo maggiore su quanto avviene sul manto erboso. La buona reattività dei giocatori ai comandi che gli vengono impartiti e la migliorata intelligenza artificiale degli atleti stessi, garantiscono una maggiore varietà nella composizione e nella costruzione di un'azione. Questo evita al videogiocatore di subire la frustrazione tipica dovuta all'esecuzione ritardata di un comando o la frenetica corsa verso la porta avversaria, cosa peraltro resa più difficile sia dall'attenzione degli avversari, meglio disposti in campo, che dalla nuova fisica del prodotto, la cui gestione è affidata a un sistema basato a sua volta sul motore Havok. Sfuggire a una marcatura non è sempre facile, nemmeno col dribbling di precisione e in tal senso al posto di una serie predefinita di animazioni che si ripropongono ripetitivamente in circostanze di gioco simili, adesso nei duelli in campo si verificano situazioni più naturali e variegate. L'inizio giusto Questi vengono davvero calcolati sulla base di fattori quali la forza fisica e la stazza dei giocatori che esercitano un contrasto, la direzione di provenienza e l'intensità di un tackle o di una trattenuta, e così via. Le situazioni appena descritte vengono gestite dal giocatore attraverso il movimento della leva analogica destra, con la quale si può far allargare le braccia al proprio giocatore per tenere lontano il difensore, oppure allungare le mani per cercare di trattenere la maglia o per spostare con la spalla l'avversario per rubargli il pallone. A livello di gioco collettivo, le squadre si muovono piuttosto bene sia in fase offensiva che difensiva. Nello specifico, in attacco si assiste a movimenti intelligenti e sovrapposizioni funzionali allo schema adottato, mentre nelle fasi di copertura i calciatori reagiscono in maniera più convincente alle situazioni di pericolo. Allo stesso modo i portieri sono più guardinghi e reagiscono molto bene alle situazioni di pericolo. Rispetto al passato coprono meglio il primo palo, e anche se tendono ancora a commettere qualche ingenuità, specialmente nelle uscite, in linea di massima danno maggiori garanzie fra i pali. La precisione nel tiro diventa quindi un fattore ancora più determinante per cercare segnare all'avversario. Procedendo oltre, un'altra delle novità più interessanti introdotte in questo capitolo di PES è senza ombra di dubbio il cosiddetto Heart, la funzione che determina l'atteggiamento di una squadra o di un singolo calciatore in relazione a quanto avviene sugli spalti. In pratica gli atleti sono soggetti a determinati valori emozionali, ragion per cui di fronte a un pubblico caloroso che li incita troveranno nuove risorse emotive per spingere di più sull'acceleratore nel caso essi debbano tentare una rimonta, o difendere il vantaggio. Viceversa, se si trovano in trasferta possono subire forti pressioni psicologiche in negativo, commettendo di conseguenze degli errori in fase di copertura o di impostazione. Soprattutto quando le energie degli atleti a fine gara sono ridotte al minimo, la cosa può rivelarsi utile. Se dal punto di vista del gameplay c'è stato un indubbio passo avanti in favore di meccaniche simulative più profonde e coinvolgenti, è il contorno alle partite ad aver subito un pesante ridimensionamento. Oltre all'ormai atavica penuria di licenze ufficiali, mancano infatti Bundesliga e Premier League, quest'anno la scure dei tagli ha inspiegabilmente colpito anche stadi ed editor degli stessi. Sono solo diciotto quelli presenti in PES 2014, diciassette se si conta il doppio Giuseppe Meazza - San Siro, e, tra questi, solo i cinque fittizi possono essere modificati nel nome, ma niente di più. La mancanza degli stadi spagnoli in primis è un duro colpo, soprattutto quando ci si dedica a competizioni come la Champions, che perde buona parte del suo fascino giocata solamente in due o tre stadi. Anco Sul fronte squadre, il campionato italiano è presente in toto, così come quello spagnolo, francese, olandese e portoghese che godono di licenza e loghi ufficiali del torneo. Poi sono presenti la UEFA Champions League, l'Europa League, la Copa Libertadores e per la prima volta la AFC Champions League, il più importante torneo continentale asiatico. Se infatti scarseggiano le licenze europee più prestigiose, non si può dire altrettanto di quelle orientali e sudamericane, letteralmente lievitate in questa edizione con la presenza del campionato argentino, brasiliano e cileno nella loro totalità e una miriade di altre squadre asiatiche e dell'America Latina da noi pressoché sconosciute. Le modalità di gioco Master League e Diventa Un Mito offline offrono all'incirca gli stessi contenuti dell'anno precedente. In quest'ultima tipologia di gioco è stata finalmente introdotta la possibilità di essere portiere, mentre entrambe sono state snellite della componente ruolistica della versione 2013. Non ci sono più i negozi per i potenziamenti né i consumabili, e gli scarpini sono tutti sbloccati già da subito e privi di qualsivoglia miglioramento delle statistiche di chi li indossa. Dal punto di vista tecnico, il Fox Engine porta una graditissima ondata d'aria fresca e apre interessanti spiragli per il futuro. Nonostante sia un motore concepito per la next gen, si dimostra perfettamente scalabile e sulle attuali console riesce a offrire animazioni fluide e realistiche, nonché volti molto fedeli alle controparti originali. Il lavoro di modellazione certosina dei giocatori coinvolge solamente quelli più blasonati, ma col tempo il campionario diventerà sempre più ricco. A livello visivo PES 2014 appare pulito e definito, con un ottimo sistema di illuminazione e, di conseguenza, ombre e riflessi più realistici. Anche i colori sono bilanciati al punto giusto e il frame rate granitico permette di apprezzare la fluidità delle animazioni perfettamente legate tra di loro. Il commento tecnico è affidato ancora una volta alla coppia Pierluigi Pardo - Luca Marchegiani, veterani del titolo Konami e più che soddisfacenti anche stavolta. La colonna sonora accompagna in maniera più che buona i menù di gioco e le opzioni pre partita anche se forse riprendono troppo la spiccata direzione latino americana optata l'anno scorso.Tirando le somme PES 2014 ha superato a pieni voti l'esame del nuovo motore grafico, dimostrando di sapersi rinnovare nelle meccaniche senza perdere la sua identità. Inoltre Konami è riuscita a svecchiare un prodotto dalle grandi possibilità rendendolo un avversario temibile per la concorrenza. Partendo da queste nuove basi e con l'ausilio della next gen dietro l'angolo, la serie di PES è destinata a tornare gloriosa come un tempo.   GIUDIZIO GLOBALE: GRAFICA: 9 SONORO: 8 GAMEPLAY: 8,5 LONGEVITA': 9 VOTO FINALE: 8,5

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