IL DOLCE DELLA VITA
E' un romano il gelataio più bravo del mondo
Calabrese di nascita, ma romano di adozione. Eugenio Morrone trionfa al Sigep (Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè) 2020 conquistando il titolo di Campione del Mondo di gelateria con la squadra italiana. Tanta passione ed una continua voglia di migliorarsi, anche grazie ad un nuovo ed ampio laboratorio in via IV Novembre, a due passi da piazza Venezia, dove si trova la sua gelateria «Il Cannolo Siciliano». E dove si è allenato per 8 mesi. Nel team vincitore c’erano anche il pasticcere Massimo Carnio, lo chef Marco Martinelli e lo scultore del ghiaccio Ciro Chiummo, con Giuseppe Tonon team leader. Al Giappone è andata la medaglia d’argento, terza classificata l’Argentina. 11 le squadre in concorso, 8 prove. Tema di gara scelto dall’Italia: «I segreti del bosco». Lei è’ nato e cresciuto in Calabria, poi è stato adottato dalla Capitale, dove ha una gelateria che evoca l’arte dolciaria siciliana... «Sembra un controsenso, eh. Sono cresciuto a Zagarice, un paesino della Calabria, in provincia di Catanzaro. Quindici anni fa mi sono trasferito a Roma, dove ho incontrato mia moglie, siciliana che viveva nella Capitale. E si sa che a casa comandano le donne, quindi... La sede centrale della mia gelateria in piazza Malatesta l’ho aperta nel 2007». Come le è nata la passione per i gelati? «Non sono "figlio d’arte", ho iniziato da piccolo ad esserne attratto. Quando facevo il banchista durante la stagione estiva, servivo i gelati e osservavo l’entusiasmo dei bambini. Ho lavorato in parecchi locali calabresi. Successivamente mi sono trasferito a Roma. Studiavo Scienze Motorie e per mantenermi lavoravo di notte in gelateria. È stato un gelatiere romano a farmi scoppiare la passione». Come l’ha stregata? «Io venivo da un paesino, amo le cose naturali. E vedevo che lui lavorava in modo naturale: cambiava i gusti in base alle stagioni, utilizzava pochi ingredienti genuini. Insomma, il gelato fatto bene. Dopo alcuni anni iniziai una mia attività, e applicai i suoi consigli: nella mia gelateria lavoriamo la fragola solo un mese l’anno, andiamo incontro alle stagioni, usiamo materie prime di eccellenza. Il gusto più gettonato? Lo Zabaione fatto con la tecnica di una volta e il pesto di pistacchio». Come si diventa campioni del mondo di gelato? «Bisogna studiare, conoscere la materia prima, cercare di valorizzare i prodotti del territorio. Ho partecipato a tanti concorsi prima di diventare campione del mondo. Il segreto per vincere quella coppa è stato portare davanti alla giuria la semplicità. Abbiamo fatto lì sul momento il gelato di caldarroste, fiore all’occhiello che è piaciuto a tutti. Poi il sorbetto di pera, una torta innovativa nella quale tagliando una fetta si vede una parte al ciclamino e un’altra con la mora selvatica di bosco. Pure il gelato al parmigiano, abbinato a tre finger food. Tutto realizzato con prodotti italiani. Quest’anno la gara è stata difficilissima perché per la prima volta si incontravano Italia e Francia (molto forte), e faticosa anche a livello psicologico. La coppa avvera i miei sogni di bambino».