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Ecco come brinderemo a Capodanno

Paolo Zappitelli
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Brindiamo sempre di più. E per fortuna preferiamo farlo con i vini italiani. Lo dice lo studio annuale di Osservatorio Economico che fotografa l'andamento del consumo di spumanti in Italia. Consumo che si concentra in particolare durante le feste ma con «gusti» diversi: a Natale preferiamo i vini dolci e dry, per Capodanno consumiamo maggiormente spumanti secchi e brut mentre per l'Epifania è in crescita il trend dei vini rosati, che sono ancora una «nicchia» in Italia, ma che negli anni sta crescendo sempre di più. I «conti» fatti dall'Osservatorio dicono che quest'anno berremo qualche bottiglia in più rispetto alle festività del 2018-2019, con una media di poco più di 2,5 milioni di bottiglie al giorno. Un consumo trainato soprattutto dai consumi nazionali con un aumento del 3,3% - per il secondo anno consecutivo - e un incremento di prezzo medio sul mercato del 4,4% (+0,40 cent a bottiglia): incremento dovuto esclusivamente alle etichette nazionali più conosciute. I dati dell'Osservatorio raccontano anche che per la sola serata di fine anno «voleranno» quasi 48 milioni di tappi. E, in totale, durante queste feste, saranno circa 77 milioni le bottiglie made in Italy stappate per un valore alla produzione di circa 280 milioni di euro a fronte di una spesa degli italiani di 630 milioni di euro. Per quanto riguarda i vini stranieri stapperemo quasi quattro milioni di bottiglie. Una scelta che si concentra soprattutto nei ristoranti delle città più grandi, nei veglioni nei locali notturni e, ovviamente, nelle località di vacanza, con una spesa complessiva di altri 240 milioni. E tra queste crescono le le bottiglie di Champagne. Complessivamente, sempre secondo i dati dell'Osservatorio economico, oltre 870 milioni di euro verranno spesi in bollicine per queste festività. Accanto a queste aumenta anche il consumo dei vini biologici certificati ma in abbinata stretta con il nome della cantina, e dei vitigni autoctoni e innovativi, specialmente nel Sud dell'Italia. «È un segnale di speranza e di voglia di vivere si direbbe - commenta Giampietro Comolli, economista e presidente dell'istituto - per dimenticare e guardare oltre una crisi politica perenne, un lavoro precario e latitante, vertenze industriali, vendite lente nei negozi".

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