C'è una Toscana del vino ancora poco conosciuta - schiacciata tra i colossi del Chianti, del Brunello e delle cantine di Bolgheri - ma che ha numeri e qualità di assoluto valore. E' il territorio dove sono coltivati i vigneti che si estendono in Maremma (con l'omonima Doc) e salgono verso Scansano (il Morellino) e poi su da Grosseto verso Siena (il consorzio di Montecucco) lungo una linea che unisce i paesi di Arcidosso, Castel de Piano, Cinigiano e Civitella Paganico. Una zona dove la fa da padrone il Sangiovese ma con coraggiosi impianti di altri vitigni come il Cabernet Sauvignon o il Sirah che proprio in Maremma sembra aver trovato il suo habitat naturale, tra il mare e i primi contrafforti delle colline del grossetano. E' il caso dell'azienda Tenuti Casteani, a Gavorrano, alle spalle di Grosseto, che produce un Sirah in purezza, il Marujo che viene fatto in anfore di terracotta. Un vino di grande freschezza che rende onore a chi ha avuto il coraggio di sperimentare. Tutti insieme i tre consorzi si sono a Roma in una grande degustazione a palazzo Borghese con i tre presidenti e una selezione di 52 aziende e oltre 200 etichette. . La sperimentazione con altri vitigni non penalizza però il , il Sangiovese, che qui la fa da padrone. E così come nel Chianti molti produttori sono ormai orientati a usarlo in purezza anche nella Doc Montecucco e in quella del Morellino le aziende stanno spingendo verso questa soluzione. Come la cantina Val di Toro, a Scansano, che produce il Morellino riserva 2016 , un vino molto in linea con la tipicità del Sangiovese, con profumi balsamici e sbuffi di cacao in polvere. O il Montecucco Sangiovese Docg Riserva 2015 , prodotto a Casteldepiano: caldo, morbido, con una buona spalla acida e tannini morbidi. E proprio nella zona di Montecucco il Sangiovese si arricchisce di ulteriori profumi grazie a una forte escursione termica tra giorno e notte.