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La Freisa brinda ai suoi 500 anni di storia

Paolo Zappitelli
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Un vino con alle spalle una storia di 500 anni. E' la Freisa, uno storico vitigno piemontese che nei giorni scorsi ha chiuso le celebrazioni per spegnere le sue 500 candeline. La prima testimonianza di questo vino risale infatti al 1517: è la bolla doganale di Pancalieri, documento in cui la Freisa è citata per la prima volta, alla stregua di un vino di qualità, dal costo superiore rispetto a quello comune. Il vitigno piemontese, diffuso in tutto il Monferrato Astigiano, trova la sua area di elezione nel territorio a nord della provincia di Asti. Il Freisa d'Asti può essere prodotto in varie versioni, con o senza affinamento in botti di legno e, se deriva da accurata selezione delle uve e permane in cantina per almeno un anno può rientrare nella tipologia “Superiore”. Nella tradizione contadina viene anche prodotto come vino dolce utilizzato per accompagnare i dessert a base di frutta. Accompagna bene i salumi, le minestre ed i primi piatti, i formaggi e pasta morbida e semidura. "Le celebrazioni per i suoi 500 anni non potevano che concludersi sulle colline dove la Freisa è da sempre coltivata – ha dichiarato Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio di tutela Barbera d'Asti e vini del Monferrato – E' stato un anno impegnativo, durante il quale abbiamo dato a questo vitigno la visibilità che merita. Lo abbiamo fatto grazie alla fattiva collaborazione del Consorzio della Freisa di Chieri e della regione Piemonte, insostituibili partner in questo percorso. Insieme abbiamo voluto ribadire l'importanza della Freisa che, con gli altri vitigni autoctoni, caratterizza l'enologia piemontese, rendendola unica e irripetibile. Un particolare ringraziamento ai veri protagonisti di questo evento, ovvero i produttori di Freisa, che con il loro quotidiano impegno sono i veri custodi di queste meravigliose colline”. “La prossima sfida è fare proprio di queste colline e degli splendidi borghi della zona un punto di riferimento per i tanti amanti del turismo enogastronomico – ha concluso il presidente Mobrici – Ed è evidente che un vino con oltre mezzo millennio di storia può giocare, in tal senso, un ruolo fondamentale, con uno straordinario appeal anche e soprattutto per i winelover internazionali”.

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