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"Così l'arte del pizzaiolo diventerà patrimonio Unesco"

Damiana Verucci
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Il pizzaiolo napoletano con la sua pizza, che fa impazzire di piacere tutto il mondo, potrebbe essere presto patrimonio dell'Unesco. In tanti sentono il bisogno di questo riconoscimento che porterebbe nell'Olimpo della cucina nazionale e internazionale il cibo tra i più amati e consumati. Perché è buono, perché è anche equilibrato dal punto di vista nutrizionale e perché è simbolo di un comparto in piena salute che sa integrare perfettamente tradizione e innovazione. Francesca Marino si è battuta molto per raggiungere l'obiettivo Unesco e con il sito che ha creato, Mysocialrecipe, è appena fresca della seconda edizione del contest internazionale #pizzaUnesco, la gara ideata da questa sorta di piattaforma di deposito e certificazione di ricette originali. Marino, perché questo sito? “L'esigenza è derivata dal fatto che troppo spesso si sente dire “questa ricetta è la mia” e allora Mysocialrecipe nasce come piattaforma dove si depositano le ricette originali e poi si certificano come una sorta di Siae. La gara non è altro che una competizione che quest'anno ha coinvolto 232 pizzaioli da 24 Paesi per sostenere questa candidatura Unesco e che ha decretato vincitore, tra i primi dieci selezionati da una giuria esperta, Giuseppe Vitiello, casertano, con la sua “pizza Doppia”. Cosa significherebbe il riconoscimento Unesco? “L'arte del pizzaiolo è arte internazionale ed espressione di una cultura che si manifesta in modo unico. Il riconoscimento varrebbe come una sorta di punto fermo e io penso che ce la faremo perché la manualità del pizzaiolo napoletano non ha eguali e consente al prodotto, insieme alla magia dell'impasto e alla farcitura, di essere internazionale”. Oggi la pizza napoletana è solo tradizione o anche innovazione? “I pizzaioli sono spesso visti come cuochi di serie B ma non è affatto così. Per fare una buona pizza si deve fare uno studio sull'impasto e la sua digeribilità; c'è uno studio di base che a volte vale una vita, il solo lievito utilizzato può prevedere ore e ore di lavorazione. E poi oltre l'impasto c'è l'attento esame della farcitura, oggi il cliente è più esigente e può non “accontentarsi” di una margherita. I ragazzi studiano in questo senso perché l'innovazione è diventata importante, senza però trascurare mai l'aspetto della tradizione” Il pizzaiolo è un antico mestiere a rischio? “Assolutamente no. Basta vedere a Napoli. Ci sono tantissime pizzerie e si tratta di un prodotto che ha mantenuto nel tempo un ottimo rapporto qualità-prezzo. Oggi più che mai c'è la scoperta del comparto pizza che ha una buona economia di base, prodotti sempre freschi e prezzi alla portata di tutti. Il settore è in piena salute”. A dicembre si scoprirà se il prestigioso riconoscimento Unesco sarà attribuito all'arte del pizzaiolo napoletano. Nel frattempo, buona pizza a tutti.    

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