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Banane e lime, così cambia la campagna italiana

Paolo Zappitelli
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Non siamo più solo il Paese dei pomodori e dell'ulivo, della vite e della frutta mediterranea. Ora in Italia si coltivano anche le banane e gli avocado, il caviale di storione (un tempo prodotto solo in Russia) e il lime. Colpa _ o merito _ dell'innalzamento delle temperature che ha trasformato l'agricoltura in Italia e ci ha fatto diventare il Paese con la più ampia offerta di biodiversità. Ne ha parlato la Coldiretti inaugurando la più grande fattoria mai realizzata in Italia nel centro storico di una citta' a Milano al Castello Sforzesco, da Piazza del Cannone a Piazza Castello dove è stata apparecchiata la tavola con i cibi più antichi, i più rari, i più eroici, i più “volgari”, i più “puzzolenti” e le new entry arrivate in Italia per effetto dei cambiamenti climatici. Ma assieme alle new entry ci sono anche i cibi più antichi che tornano sulle tavole grazie all'impegno degli agricoltori come, ad esempio, la manna, che nella Bibbia viene mandata da Dio per salvare gli ebrei durante la traversata del deserto, e oggi è stata recuperata dagli agricoltori siciliani, che la estraggono dal frassino per essere usata dolcificante per i diabetici, nelle cure dimagranti e nelle terapie disintossicanti. Ha origini romane il vino cotto - continua la Coldiretti - bevanda marchigiana prodotta facendo bollire il mosto di uve bianche o rosse in caldaie di rame e lasciata quindi a fermentare e riposare in botti di legno per anni, mentre l'idromele è considerato addirittura bevanda fermentata più antica del mondo, più della birra. E non mancano – spiega ancora la Coldiretti - cibi rarissimi, come sa pompia, sorta di cedro dalla buccia spessa e ruvida usato in Sardegna nella preparazione di dolci e liquori, il vino Loazzolo, la più piccola Doc d'Italia coltivata in un comune di appena 300 abitanti e meno di cinque ettari di terreno o lo spumante degli abissi, fatto invecchiare nelle profondità del mar Tirreno. Ma sono molti anche i prodotti della campagna che da nord a sud del Paese vengono considerati come elisir naturali dell'amore, ai quali sono attribuiti dalla tradizione straordinari poteri stimolanti, in alcuni casi addirittura confermati da prove scientifiche. E' poi solo grazie all'impegno e agli sforzi degli agricoltori che è oggi possibile portare in tavola i cibi “eroici”, ovvero prodotti in condizioni ambientali difficilissime. E' il caso della lenticchia di Ustica, coltivata là dove i trattori non possono arrivare, tanto che tutte le operazioni vengono fatte a dorso di mulo, del pomodoro siccagno, che si pianta nei terreni aridi dell'entroterra siciliano, del “vino dei ghiacciai” prodotto dai vitigni più alti d'Europa in provincia di Aosta. Abbinano gusto a schiettezza popolare i cibi più “volgari” come il Bastardo del Grappa, formaggio che deve il suo nome al fatto di essere prodotto con il latte che non viene usato per fare un altro formaggio della zona, il Morlacco, o la Salsiccia Pezzente, un tempo destinata alle esigenze dei contadini e dei ceti meno agiati in generale, dal momento che viene preparata utilizzando tagli di carne poco pregiati, senza dimenticare le Patate cojonariis, tuberi di piccole e a volte piccolissime dimensioni diffuse in Friuli Venezia Giulia. E se non si ha il naso troppo delicato è facile apprezzare i cibi piu “puzzolenti”, a partire dal formaggio Puzzone di Moena la cui crosta rimane sempre unta e favorisce il riprodursi di una flora batterica, che gli conferisce il sapore inconfondibile e il colore rossiccio caratteristico, fino al Marcetto teramano, crema di pecorino affinata con le larve di mosca, e al Bruss - conclude la Coldiretti - prodotto con pezzi di formaggio riciclato e ricotte inacidite.  

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