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Dall'Irpinia a Bolgheri, Feudi di San Gregorio punta sullo "Stupore"

Paolo Zappitelli
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L'Irpinia sbarca nelle vigne di Bolgheri. Il progetto è di una delle cantine più famose del territorio campano, Feudi di san Gregorio, che negli anni ha già allargato la sua produzione in altre zone d'Italia e che ora ha deciso di investire in Toscana. L'idea è ambiziosa: mettere sul mercato da qui al 2018 una gamma di cinque vini che possano rappresentare l'identità di quel fazzoletto di terra che guarda verso il Tirreno e baciato dalla fortuna di avere un terreno e un microclima ideale per vinificare grandi etichette. Per il momento è stato appena messo sul mercato il primo, «Stupore», un Bolgheri rosso doc, blend di Merlot, Cabernet Sauvignon, Sirah e Petit Verdot. L'annata è la 2015 ma non è ancora completamente «frutto» di Feudi San Gregorio perché il vino è stato già trovato in azienda al momento dell'acquisto di tutta la tenuta (15 ettari di vigne per un investimento di 10 milioni di euro e con un nome evocativo «Campo alle Comete). I proprietari, però, sono intervenuti al momento della vinificazione, «tagliando» la produzione in eccesso e arrivando a mettere in commercio 50 mila bottiglie (20/24 euro in vendita solo nelle enoteche e nei ristoranti). Il risultato è un vino morbido, equilibrato che si apre con le note del Merlot e chiude con quelle del Cabernet Sauvignon, con profumi di prugna e ciliegia e una buona freschezza. Ma già dalla vendemmia 2016, fatta completamente dalla nuova azienda, l'obiettivo è di migliorare ancora di più «in modo da rappresentare completamente il nostro pensiero e la nostra filosofia» spiega il presidente Antonio Capaldo. Intanto Feudi di San Gregorio sta lavorando anche sugli altri vini. Arriveranno infatti tre etichette dedicate tutte ai «classici» della zona: un Vermentino, un rosato e un Cabernet Sauvignon Igt Toscana. Infine, nel 2018, quello che dovrà essere il fuoriclasse dell'azienda, un Bolgheri Superiore, il «figlio» che più di tutti dovrà vincere la scommessa di interpretare l'anima di queste vigne. In cantina è stato chiamato Stefano Di Blasi, consulente anche del gruppo Antinori, che ha il compito di interpretare la filosofia dell'azienda: abbandonare l'idea dominante a Bolgheri fino a qualche anno fa di vini molto opulenti, legnosi e imboccare invece la strada di bottiglie che abbiano una grande bevibilità e piacevolezza, senza ovviamente perdere la tipicità del territorio. La scommessa è aperta.

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