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Licenziata in tronco

Blinda Roma per un diluvio che non c'è. In compenso è strage di alberi

Gian Marco Chiocci
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Noi che del garantismo siamo i garanti a mezzo stampa, ai garantisti di sicura fede chiediamo una deroga: tifare (si fa per dire) per la condanna della Raggi, non tanto perché crediamo sia penalmente responsabile nel caso Marra (per noi non era nemmeno da rinviare a giudizio) bensì perché una sindaca così, la peggiore dal primo cittadino accoltellato in Senato, solo con una condanna si toglierebbe dai piedi. Triste ammetterlo, ma noi che siamo stati i più inflessibili fustigatori del sindaco Marino oggi rimpiangiamo quel marziano in bicicletta voluto dal Pd e dagli stessi guitti Pd poi pugnalato alla schiena.  La signora Raggi deve traslocare dal Campidoglio per motivi noti al mondo, a cui da ieri se ne aggiungono due, tragicomici: va licenziata “in tronco" per gli alberi caduti col vento del cambiamento che non prevede la manutenzione del verde, e va cacciata per aver fatto chiudere le scuole sul maltempo (ieri mattina c'era il sole, oggi si replica temendo nuove raffiche) mandando in tilt decine di migliaia di famiglie impossibilitate a organizzarsi con tate, nonne, permessi al lavoro. Il Codacons le dà dell'irresponsabile e dell'incapace. I cittadini le urlando talmente tanti improperi che nemmeno le grandi orecchie riescono a captarli tutti. I nostri lettori, e quelli di altri giornali (che al contrario del Tempo chiudono un occhio su Virginia) ci pregano di riferirle cose irriferibili, querelabili, da galera. Ci limitiamo a dirle, a pregarla, a supplicarla, di smammare. Perché l'incompetenza sua e della giunta ha ridotto Roma una cloaca, uno schifo, maltrattata, derisa nel mondo, bestemmiata dai romani. Andrebbe condannata solo per questo e per risarcire moralmente quanti - ingenuamente - hanno creduto in lei, dagli elettori incapaci di vedere oltre ai tafazzisti del tanto peggio tanto meglio.

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