Vamos a la playa
Il governo tiene duro sui 629 profughi nel barcone. Matteo esulta: "Alzare la voce paga". Europa in difficoltà. E i radical chic ovviamente rosicano
Niente, non ne sbaglia una. Con il braccio di ferro sulla nave dei migranti costretta a dirottare in un porto non italiano ha spiazzato detrattori e zittito il mondo. Lo so, per una certa intellighenzia radical chic è dura da mandar giù ma quel razzista, populista, nazifascista di Matteo Salvini va ormai oltre ogni pronostico, ogni sondaggio, ogni piagnisteo di quanti - per dirla con Angelo Panebianco – non hanno ancora capito come gira il mondo, quanto l'Italia sia cambiata, quali siano i problemi veri che ognuno vorrebbe veder risolti. Salvini parla alla pancia e alla testa della gente e la gente ricambia premiandolo di pancia, di testa e nell'urna. Ovunque ha cannibalizzato Fratelli d'Italia, s'appresta ora a papparsi pure Forza Italia, prossimamente si dedicherà ai Cinquestelle in calo di consensi, se è vero che gran parte del successo amministrativo della Lega va ascritto al nulla progettuale degli ex alleati ma soprattutto a un lento, inesorabile, travaso pentastellato. Salvini piace perché quel che dice fa. Sull'immigrazione? Detto, fatto: respingendo il bastimento carico di 600 migranti ha ridato per la prima volta dignità all'Italia e agli italiani, lo ha consegnato alla storia contrapponendolo ai cacasotto dei governi precedenti perché dopo decenni di subalternità ha costretto l'Europa a misurarsi con un governo diverso, stanco di raccattare naufraghi e di tenerseli in casa perché c'è chi se ne frega delle quote parte e dei trattati capestro. Alzare la voce, raddrizzare la schiena, paga. Salvini come Craxi a Sigonella, oppure come Scotti allorché rimpatriò in massa gli albanesi sbarcati a Brindisi nel 1991. Viva l'Italia che cambia, dunque. E sorvoliamo per carità di Dio sui tanti Gino Strada che vogliono abbandonare la terra razzista (ma poi non se ne vanno mai) o su personaggi alla De Magistris improvvisati mozzi terzomondisti e guardiani del faro umanitario. Pensiamo a noi, al futuro dei nostri figli. Pensiamo anche a bloccare gli schiavisti del mare e i buonisti che ci lucrano su. Anche se la battaglia navale sarà lunga, piena di insidie e di possibili incidenti di percorso visto che nuovi battelli mollano gli ormeggi africani, è stato giusto provarci. Sarà interessante capire se adesso altre nazioni spalancheranno amorevolmente i loro porti come ha fatto la Spagna socialista che pur continuando a sparare sui gommoni dei clandestini sta passando, in un mare d'ipocrisia, per la ciambella europeista lanciata ai fratelli neri alla deriva. Ci voleva una svolta, una provocazione, un cambio di rotta. Così è stato, e guardate com'è finita. A saperlo che bastava alzare la voce, i porti li chiudevamo dieci anni fa.