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La pecora della Raggi

La sindaca e il rimedio all'erba alta: mandiamo gli ovini a brucare nei parchi. Servizio Giardini senza macchinari e personale. E allora bisogna affidarsi ai rimedi naturali

Gian Marco Chiocci
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Dopo gli uccelli, la pecora. Non contenta d'aver perso tempo a firmare un'ordinanza per autorizzare una concittadina a tenersi in casa due pappagallini, anziché pensare a risolvere concretamente le mille emergenze di Roma la ragazza dello zoo capitolino ha pensato bene di affidarsi all'ovino belante per cancellare l'incuria dei parchi pubblici invasi da erbacce e sterpaglie. Pecore e capre, questa la genialata di Virginia Raggi, per supplire alla cronica carenza di tosaerba certificato da un Ufficio Giardini del Campidoglio al collasso e impotente difronte allo stato d'abbandono del verde pubblico ormai off limits anche per altri motivi, dagli alberi marci e mai curati ai rami spezzati dal vento e dalla neve. L'annuncio tragicomico della sindaca, per bocca dell'assessore all'ambiente, arriva in coincidenza con la diffusione, sui social, dell'immagine di sette cinghiali a zonzo nei giardini tra la Cassia e via Cortina d'Ampezzo, ultima cartolina del degrado bestiale di una città che si sta abituando a convivere con gabbiani tra i rifiuti, topi in ogni scuola, volpi, galline, porci e cani randagi ben dentro il raccordo anulare. Ora c'è da capire come avverrà l'atto comunale del brucare, se in solitudine al guinzaglio o in gregge allo sbaraglio, se in presenza di giardinieri o con la supervisione dei pastori, se allargato a piazzole e spartitraffici o limitato a ville storiche. C'è da capire chi raccoglierà le cacche, chi ne risponderà in caso di abigeato, chi porterà le bestiole a destinazione e chi nuovamente in fattoria. Eppoi l'impiego pubblico delle bestie private avverrà di giorno tra bimbi e pensionati oppure di notte senza luci e sicurezza? In attesa di saperne di più sui dipendenti erbivori, per una porca figura agli occhi del mondo suggeriamo alla sindaca di arruolare maiali all'Ama così da ripulir le strade di schifezze e sacchetti in abbondanza. E già che c'è l'amministrazione più pirotecnica del pianeta potrebbe dar retta alle trovate entusiastiche dell'animalista Fulco Pratesi («Si potrebbero usare allo scopo anche gli asini, andrebbero benissimo e sono specie magnifiche») o seguire più miti consigli, tipo rilanciare la leggenda delle oche del Campidoglio contro i ratti d'ogni tipo. E dunque, cari lettori, nell'attesa di rivedere sia la Roma bucolica delle stampe del Piranesi sia il governo del futuro a trazione cinque stalle, sappiate che d'ora in poi saranno capre e cavoli (vostri).

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