Asse laziali-hooligans
I fatti e l’ingratitudine
Caro Diaconale, eccoci qua. È bastata una notizia e siamo diventati il giornale dei romanisti dopo esserlo stato fino all’altro ieri dei laziali (unico quotidiano nazionale ad aver difeso gli ultras biancocelesti arrestati in Polonia, unico ad aver raccontato la verità sui manichini giallorossi impiccati sul ponte del Colosseo, unico ad aver ribaltato la verità sugli adesivi di Anna Frank e sulla telefonata di Lotito alla comunità ebraica, unico ad aver dato conto in prima pagina della guerra giudiziaria contro l’arbitro Giacomelli e la Var in generale, unico ad aver perorato la causa dello scudetto del 1915, unico ad aver ospitato in prima pagina il capo della Curva Nord, Diabolik, e potremmo continuare a lungo). Lo siamo diventati tra gli insulti e i piagnistei di chi si è sentito offeso a morte – per la partita di ritorno della Roma con il Liverpool - dall’accostamento hooligans-laziali in chiave antiromanista ipotizzato non da noi, giornalisti prezzolati, ma dai sindacati di polizia che hanno riportato un timore (giusto o sbagliato che fosse) inserito in una più ampia e complessa situazione di preoccupazione che coinvolge tutti, dai cittadini ai commercianti passando ovviamente per le forze dell’ordine. Abbiamo fatto cronaca, nient’altro che cronaca e respingiamo al mittente – per i motivi elencati prima – le accuse di mestare nel torbido nel Grande Complotto anti-laziale. Ogni critica, anche dura, è bene accetta. L’ho detto ieri nelle tante interviste fatte, lo ripeto oggi a bocce ferme: se abbiamo urtato la suscettibilità dei tifosi, ce ne scusiamo con gli interessati. E però rivendichiamo il diritto di pubblicare le notizie, belle o brutte che siano, dopo averle prese e verificate. Altra cosa, poi, sono i linciaggi e le minacce di morte che hanno raggiunto i nostri cronisti. A differenza di quanto accade nel nostro mondo non invochiamo solidarietà pelose in nome della libertà di stampa, prese di posizione dell’ordine dei giornalisti o un servizio di scorta a tutela di chi oggi si trova oggetto di attacchi infami. Ci difendiamo col nostro lavoro. Rassicuriamo i lettori che continueremo ad andare avanti per la nostra strada continuando – se del caso – a difendere anche i tifosi della Lazio da eventuali soprusi e doppiopesismi, proprio come abbiamo fatto l’altro giorno allorché (unico giornale) in prima pagina abbiamo sottolineato la disparità di trattamento mediatico fra i fatti di Liverpool e gli adesivi in Curva Sud. Per i leoni da tastiera, duri e puri, senza macchia e senza paura, questi sono dettagli. Per il resto del mondo rappresentano invece la riprova della nostra buona fede. Perché Il Tempo, indipendentemente dalla Roma o dalla Lazio, è galantuomo.