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Il coraggio di scusarsi

Denis Verdini

"Non era nella loggia P3", assoluzione per Verdini. Sconfitti i pm che volevano condannarlo a quattro anni

Gian Marco Chiocci
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Verdini, l'eolico, la massoneria». «Quelle cene a casa di Denis». «Verdini, le nomine e le logge segrete». «Mazzette stile P3». Giorni e giorni, settimane intere, mesi di vagonate di letame sui giornali e su tutti i Tg. Verdini di qua, Verdini di là, Verdini di sopra e Verdini sotto copertura di Berlusconi. «Verdini e la P3» per anni è stato un must per certi media, tipo quello che senza vergogna inchiodava il Denis alla croce del faccendiere Carboni dimenticandosi – o facendo finta di scordarselo - che lo stesso protagonista del caso Calvi e della banda della Magliana era stato di casa in casa loro e in quella del principesco socio e amico dell'editore.
 Per l'equilibrata informazione manettara, quella libera e bella, con la bava alla bocca e la puzza sotto il naso, l'ex braccio destro di Berlusconi (e Renzi) continuerà a essere un mostro anche se ieri tutte le accuse più roboanti della pirotecnica P3 sono scomparse con l'assoluzione innanzi il tribunale di Roma. Certo, chi si ostina per cultura a vedere i fatti prendendo per buone solo le carte dell'accusa, relegherà tra le brevi la notizia di cronaca e dirà – come ha detto ieri – che comunque Verdini è stato condannato per finanziamento (soldi serviti a pagare gli stipendi dei cronisti di un suo vecchio giornale). Epperò la roboante assoluzione di quel diavolaccio fiorentino accusato di aver ideato la tragicomica associazione segreta (da sbellicarsi certe intercettazioni alla Totò e Peppino) ripropone il solito tema della giustizia spettacolo, dell'avviso di garanzia come arma politica, delle sentenze lette in edicola anziché a fine dibattimento in aula. Ma è argomento che nessuna forza politica, al di là delle chiacchiere e dei proclami garantisti, per paura di ritorsioni giudiziarie oserà mai affrontare. Dunque oggi non resta che attendere lo sfoglio dei giornaloni e leggere le paginate di scuse al povero Denis. Ci sarà da divertirsi perché ciò non accadrà mai, perché le persone perbene sanno chiedere scusa al contrario degli infami che troveranno mille scuse per non chiedere scusa. «Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo». (Tranquilli colleghi, l'ha detto un certo Gandhi non quel cattivone di Verdini).

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