il massacro di piacenza
Prendeteli tutti e buttate la chiave
Tristi sinistrati, democratici, liberi, uguali, intellettuali e salottieri da strapazzo. Rileggete Pasolini, il compagno Pasolini, eppoi tacete. Quel «vostro» Pasolini che 50 anni fa, sull’onda degli scontri di piazza scriveva che i veri proletari erano i carabinieri chiamati a rischiar la vita per stipendi da fame e a fronteggiare il massimalismo dei signorini e delle signorine prestati alla rivoluzione con la paghetta di papà. Tacete, perché non serve la tardiva e pelosa solidarietà istituzionale al grandissimo Luca, brigadiere dei carabinieri con due palle così, che i vostri nipotini hanno rischiato di ammazzare, 100 contro 1, nella manifestazione antifascista di Piacenza. È vivo per caso l’ultimo eroe dell’Italia per bene, preso a calci, pugni, sprangate, da un gruppo di vigliacchi comunisti. Ne è uscito malconcio, con una frattura alla spalla ma poteva non raccontarla ai due figli che l’hanno riconosciuto a fatica sulla branda d’ospedale. Il solito coraggio quello degli intoccabili iscritti di diritto all’albo di famiglia della sinistra parlamentare. Un albo che li vede in servizio permanente per conto di quel «partito dell’antipolizia» che sputa sulle divise ogni volta che può. Partito che promuove i numeri identificativi sui caschi per le Forze dell’Ordine (ma non vuole le telecamere sui giubbotti degli agenti). Che ha plasmato la più imbecille delle leggi, quella anti tortura, per una gestione dell’ordine pubblico con guanti bianchi e manganello in ufficio. Mai, questa sinistra di Palazzo ha detto basta alle violenze dei centri sociali e dell’antifascismo militante. Ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se il brigadiere massacrato a Piacenza avesse legittimamente sparato come Mario Placanica, che a Genova stese il teppista Carlo Giuliani impegnato a lanciargli un estintore in faccia. La risposta la conosciamo, ed è nella doppia morale che vi ha fatto voltare le spalle all’Italia vera, quella dei proletari di oggi, in divisa o in tuta blu. Quella che vi porta lontanissimo dalla realtà, dal sentire comune, dalla scelta elettorale di manifestare a favore di sospettati d’omicidio (solo perché neri e nigeriani) senza dire mezza parola su Pamela fatta a pezzi con la mannaia (solo perché bianca e italiana). Non vi rendete conto che non rappresentate che voi stessi. Non capite perché perdete consensi oltreché la faccia. Non contate più nulla. Noi invece contiamo i giorni. Per sederci comodi sulla riva del fiume e attendere, uno ad uno, il 4 marzo, il vostro passaggio verso la vergogna eterna e l’immediato oblio.