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Centrodestra e i Tafazzi per la Regione

Il caos del candidato nel Lazio

Gian Marco Chiocci
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Certa gente litiga perché non sa discutere. E di gente così è pieno il centrodestra che nella corsa al governatorato del Lazio non riesce a smussare ruggini, ridimensionare pretese, posare il sederino intorno a un tavolo per arrivare, gaudium magnum, all'annuncio del papabile unico candidato alla Regione. Non ce la fanno, è più forte di loro, più dello scorpione con la rana della favola di Esopo. Al popolo di centrodestra che chiede unità lor signori ribattono accapigliandosi come ai bei tempi dell'harakiri in Campidoglio. Ricordate? Tutti con Bertolaso, poi tutti col bello e impossibile Marchini appoggiato finanche da Storace in guerra con la Meloni alleata con Salvini per rincorrere da sola la carneade Raggi. Oggi ci risiamo. La Regione si vince facile? Bene, vediamo come perderla. Ci pensa il fratello d'Italia Pirozzi a sparigliare: vado, non vado, alla fine va perché nessuno se lo fila. Certi sondaggi lo danno fino al 15 per cento, ma prendesse anche la metà riuscirebbe nell'impresa tafazziana di sfasciare tutto e concedere il bis del voto a Roma. Che fare allora? Forza Italia insorge: Pirozzi? Mai! Giorgia barcolla ma non molla l'idea di ricucire con Sergione il traditore. Salvini invece lo pompa talmente tanto che ad Arcore, ovviamente, lo molla. Nel nulla escono i nomi più improbabili fino a quando, oplà, ecco Gasparri. Ok, mi sacrifico, annuisce il Nostro. A patto che si vada uniti. Bene, bravo, evviva Gasparri. È fatta. Macché. Pirozzi non lo vuole e nemmeno vuole il contentino del collegio alla Camera: «Meglio che Maurizio resti al Senato» per sussurrare a buon intenditor: se non vinco io perdi pure tu. Il sindaco delle macerie parebbe infine determinato a terremotare i collegi sicuri al Senato valutando l'idea di raccogliere firme, presentarsi col logo dello Scarpone, togliere voti anziché prenderli. Che casino. Gasparri va o non va? Pirozzi insiste, resiste o desiste? L'immagine offerta deprime e rattrista. Parafrasando Nanni Moretti e scimmiottando il mahatma Ghandi vien da dire continuate così, fatevi del male, perché nessuno può farvelo più di quanto ve ne stiate già facendo.

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