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Pubblichiamo notizieNon le spifferiamo

Gian Marco Chiocci
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Cari lettori, ci risiamo. Come accadde all'indomani dell'avviso di garanzia ricevuto dalla procura di Roma per favoreggiamento niente popo' di meno che al nero Carminati ieri i magistrati di Mafia Capitale mi hanno notificato un secondo atto. Quello di “conclusione delle indagini” (sono nel calderone con altre 28 persone) nel quale la procura ribadisce la sua convinzione iniziale, e cioè che il sottoscritto avrebbe detto a Carminati che aveva i carabinieri addosso. Una circostanza anon corrispondente al vero che mi lascia esterrefatto. Ma tant'è. Voglio ribadire una volta per tutte che noi le notizie le pubblichiamo, non le spifferiamo. Mai ho allertato Carminati sulle indagini posto che il Cecato era già allertato di suo – come mi disse quando provai invano a intervistarlo - per la continua lettura di articoli, copertine di settimanali e libri che, in tempi non sospetti e precedenti ai fatti contestati - parlavano di lui e del suo mondo di mezzo a dimostrazione che non solo Carminati sapeva che qualcosa bolliva in pentola e dunque il segreto delle indagini era diventato il segreto di pulcinella. Un riscontro ulteriore in proposito arriva proprio in questi giorni con la docufiction Mafia Capitale su Rai3. Lo stesso ex Nar, al processo, lo ha confermato a più riprese parlando di tutte le volte che si era trovato carabinieri in borghese sotto casa o in giro per Roma, per non dire del giorno in cui c'erano troupe televisive accampate davanti il portone per intervistarlo. Intuiva benissimo che aveva le ore contate, non aveva certo bisogno delle soffiate di un direttore di giornale che nemmeno conosceva e che, da par suo, non sapendo niente intuiva vi fossero indagini leggendo articoli pubblicati ovunque, tranne che sul Tempo. Non sto qui ad annoiarvi sui dettagli delle contestazioni giudiziarie perché non è mia intenzione fare il processo al processo utilizzando il giornale. Voglio ringraziare carabinieri, poliziotti e i tanti magistrati, oltre a un mondo di giornalisti, che hanno espresso solidarietà al contrario di qualche collega piccino piccino che s'è messo a brindare su Facebook. Un po' come ha festeggiato il blog di Grillo, con faccine e smile, al grido di «indagato il direttore del Tempo che getta fango sulla Raggi». E questo nel giorno in cui Beppe nostro sbrocca coi giornalisti al grido di «vi mangerei per il gusto di vomitarvi», si impappina sulle critiche per il metodo di selezione del candidato premier nonché sulla decisione del tribunale di Palermo di sospendere la candidatura di Cancelleri in Sicilia. Comprendiamo la frustrazione dovuta al nostro puntuale monitoraggio della Giunta Raggi che ci ha permesso addirittura di produrre un ‘numero speciale' del Tempo ad un anno dall'insediamento con tutti i guasti e le comicità amministrative. Comprendiamo che il garantismo a intermittenza, per il comico capo partito, sia una regola di condotta, che lo porta a sorvolare sui propri guai giudiziari (tipo una condanna per omicidio colposo passata in giudicato e sospesa con la condizionale, di tanti anni fa) e quelli dei propri “protetti” (le inchieste su Virginia Raggi e cerchi magici per non dire d'altro). Comprendiamo tutto e proprio per questo, ne accettiamo la vile conseguenza, ossia la gogna social a cui ama sottoporre l'obiettivo di turno in quel mondo del giornalismo che tanto odia, specie quando racconta verità a lui sgradite. Comprendiamo e andiamo avanti a testa alta. Perché noi, grazie a Dio, non siamo come loro.

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