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Chiedete scusa a Contrada

Bruno Contrada

Il poliziotto condannato per un reato "inesistente". L'Europa e la Cassazione lo assolvono. Cade il "concorso esterno" mafioso per i fatti prima del '94. Lui: "Ora posso morire felice"

Gian Marco Chiocci
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Com'è che dicono i cronisti manettari e i professionisti antimafia? "Le sentenze vanno rispettate". Bene, allora per prima cosa rispettate quel che ha deciso la Cassazione su Bruno Contrada dopo il ceffone dell'Europa. Zitti, non protestate. E chiedete scusa al superpoliziotto - infangato da pentiti bugiardi da lui stesso arrestati - perché la Suprema Corte gli ha revocato la condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa», reato impalpabile ed evanescente che non poteva/doveva essere contestato a Contrada perché i fatti processuali addebitati erano precedenti alla consacrazione del reato stesso (1994). Fate presto con le scuse perché oggi chiunque sia stato ritenuto colpevole per reati precedenti a quella data può vedere annullata la sua condanna. Un precedente che vi farà impazzire. Già che ci siete chiedete scusa pure a quel galantuomo di vicequestore di Ignazio D'Antone, reo di aver supportato Contrada in pericolose indagini antimafia, pure lui schiaffato 8 anni in una cella per lo stesso infamante "non reato" commesso nei medesimi anni del superiore coimputato. Chi poi si fosse dimenticato di porgere le proprie scuse a Calogero Mannino, lo faccia adesso, tanto il perdono non va in prescrizione. Ai giudici che lo hanno assolto definitivamente l'ex ministro deve una sentenza tombale (ripresa dalla Cedu) su questo schifo di reato che difatto veniva retrodatato - ingiustamente dice oggi l'Europa - e colpiva chiunque pur non essendo mafioso contribuiva, da fuori, dall'esterno, a favorire l'organizzazione criminale. Scuse sincere siete sollecitati a porgerle anche all'ex senatore Marcello Dell'Utri, malconcio in galera e in attesa di una doppia decisione (sulla sospensione della pena per malattia oltreché di una sentenza europea identica a quella per Contrada) condannato pure lui per fatti precedenti al "concorso esterno" diventato esecutivo con la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Poi ci sono gli altri, tutti gli altri: politici celebri, carneadi, perseguitati, sfigati. Tra questi spunta un tale Giulio Andreotti, mascariato per la comica pomiciata con Totò Riina eppoi fatto fuori con l'arma del concorso esterno (tramutato successivamente in associazione mafiosa). Uno, tutti, centomila. Non basterebbe una settimana per chiedere scusa a quanti, e sono tanti, sono finiti dentro o si son dovuti ritirare dalla vita pubblica per un reato che non doveva essere oggetto del loro processo. Ai professionisti dell'antimafia caduti in depressione nell'adempimento del loro dovere, chiediamo di pentirsi davvero, non come un Buscetta o un Contorno qualsiasi. Chiediamo loro per l'ultima volta di ravvedersi e di non negare le scuse con una scusa.

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