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Chi ama Roma sta con la polizia

Un'immagine degli scontri a Napoli durante il corteo anti-Salvini lo scorso 11 marzo

Gian Marco Chiocci
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A ventiquattr'ore dalla sfilata dei black bloc nella Capitale ci rivolgiamo al signor ministro dell'Interno poiché lo sappiamo vicino a polizia e carabinieri e ben addentro alle questioni riguardanti la sicurezza e l'ordine pubblico. Ci rivolgiamo a Lui perché in queste ore calde, ad altissima tensione, siamo rimasti sorpresi dal suo appoggio a uno dei cavalli di battaglia del nefasto partito dell'Antipolizia che dentro e fuori il parlamento, anche nel suo partito, conta purtroppo numerosi iscritti. Ci riferiamo al primo via libera per i numeri identificativi sui caschi degli agenti (per ora riferito ai reparti, prossimamente saranno «personali») , ovvero i cosiddetti codici alfanumerici che di fatto rendono i servitori dello Stato riconoscibili e dunque soggetti a false denunce da parte di quegli infami che non pagano mai per i danni che fanno alle cose pubbliche e alle persone in divisa. Ci riferiamo all'emendamento di governo, presentato in gran silenzio in commissione Affari costituzionali, che di fatto spiana la strada a un'infinità di procedimenti penali e vendette ideologiche in danno di gente che rischia la pelle per 1.200 al mese e che davanti alla parola del teppistello di turno potrà far poco o niente per difendersi. A meno che il governo non appoggi con eguale enfasi la proposta che avanzano da tempo i poliziotti, e cioè l'applicazione sulle divise, nelle celle di sicurezza, a bordo delle volanti, di piccole telecamere. Una forma di autotutela per chiunque finisce registrato, presunto aggredito e presunto aggressore, l'unico mezzo super partes per punire chi trasgredisce davvero. Converrà pure il ministro come sia questa l'unica forma di garanzia bipartisan. Ecco perché dovrebbe farsi portatore di questa istanza di giustizia, perché dovrebbe dar seguito coi fatti alla commossa solidarietà espressa al Lingotto verso gli operatori delle forze dell'ordine di Napoli picchiati dai soliti idioti. Gli basterebbe fare come hanno fatto in America, con le false accuse agli sbirri più che dimezzate grazie alla tecnologia. Insomma, siccome è uno che da sempre con le forze dell'ordine ci convive, dovrebbe allontanare da sé ance il più lontano sospetto di collaborazionismo coi politici fan dell'Acab (All cops are bastards, tutti i poliziotti sono bastardi) per abbracciare idealmente chi sabato scenderà in strada per servire un Paese che non li tutela, non li supporta, non li difende. Noi del Tempo domani saremo in piazza a fare il nostro lavoro come lo facemmo nell'aprile del 2014 allorché smascherammo, con foto e registrazioni, il tanto osannato eroe-vittima degli scontri in via Veneto, mentre lanciava bottiglie e sanpietrini. Anche stavolta registreremo tutto. Invitiamo lettori e cittadini a fare altrettanto. Meglio delatori per il bene di Roma che conniventi dei barbari intenzionati a distruggerla.

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