La omissione d'inchiesta Mps
Abituati alle esibizioni di tattica e alle meline esasperate dei nostri politici temiamo (anzi, abbiamo la certezza) che l'istituzione di una commissione di inchiesta su Mps e le altre banche nasconda il trucco. Cioè che in realtà, per uno spettacolare gioco dei contrari, invocare la trasparenza sia in realtà un modo per nasconderla. Come questo sia possibile è presto detto. La legislatura è al termine, i tempi tecnici che servono per uniformare le tredici proposte istitutive di una commissione e formare il nuovo organismo non trovano consolo nella voglia che ha una parte del quadro politico di andare al voto anticipato. Qui c'è il rischio che le urne vengano aperte a giugno e siamo già a gennaio. Al più tardi si andrà al voto il prossimo anno, considerando vacanze (che abbondano) e scioglimento anticipato delle Camere, cosa dobbiamo aspettarci in pochi mesi di operatività effettiva? Ma inneggiare alla commissione ai nostri rappresentanti, per una volta tutti d'accordo da destra a sinistra, serve, eccome. Serve per lenire i furori di un popolo di elettori e risparmiatori giustamente esasperato, serve per conquistare paginate di giornali e titoli tv nella maniera bellicosa che piace alla gente ma nel contempo innocua che piace agli editori (molti dei quali, ovviamente, hanno debiti con le banche coinvolte dalle malgestioni). E allora no, non ci caschiamo. Stavolta, invertendo l'ordine degli addendi il risultato cambia eccome. Dunque fuori subito i nomi dei cattivi pagatori, di quelli che hanno realizzato investimenti sbagliati sulla pelle delle famiglie, a danno di chi alza la serranda la mattina e magari troppe volte, in questi anni, ha dovuto negare ai suoi collaboratori il pagamento dello stipendio. Fuori, magari, anche le garanzie poste da lorsignori, così vediamo tutti come funziona «il sistema». Non è gogna, è diritto alla verità. Poi, solo poi, faccia il suo corso la politica con i carrozzoni bicamerali, le auto blindate al presidente, lo spaccare il capello in quattro, il risiko tra forze parlamentari che è stato, di fatto, il principale motivo di fallimento di ogni commissione d'inchiesta. Ora basta, la rapina è finita. Mani in alto, fuori i nomi.