Cemento disarmato
Se i primi quattro mesi e mezzo di nulla assoluto preoccupano chi ha votato Virginia Raggi (e pure chi s'è ben guardato dal farlo) è comunque presto per appiccicarle addosso l'etichetta di sindaca incapace di intendere e di voler fare. Quel che la città percepisce, però, preoccupa. Perché vede la prima cittadina orientare troppo spesso la bussola sul populismo e l'ideologia a scapito di un realismo che, invece, andrebbe osservato nella presa d'atto dello sfascio comunale. La sua assenza di ieri all'assemblea annuale dei costruttori romani è il timbro sulla refrattarietà al confronto proprio di chi si fa sviare spesso dai pregiudizi. La «Roma dei palazzinari» è stata un refrain della campagna elettorale ma non può esistere alcuno spauracchio che si frapponga al dovere di pensare alla città anche nella prospettiva del suo sviluppo urbanistico, rispetto al quale servono idee buone e capacità di dialogo. Guardare alla città proiettata nel futuro significa pensarla (anche) nelle strutture da fare. La politica a cinque stelle non può tirarsi indietro di fronte a nuove dinamiche. Deve doverosamente aspirare a una Capitale aperta al mondo anche attraverso le opere che sorgono in essa. Purtoppo l'alternativa proposta da Virginia è un «No» costante, è l'appiattimento al nulla, la rinuncia ossessiva all'appuntamento con il presente. E al plateale rifiuto di partecipare alle Olimpiadi non ha corrisposto una ricerca di opportunità altrettanto allettante. Il gap infrastrutturale con le altre capitali europee si sta facendo imbarazzante. Grandi opere (ma anche piccole) non se ne fanno dagli anni trenta con l'esposizione universale (l'Eur) e non se ne pensano dall'era Rutelli. L'auditorium di Pineta Sacchetti, mai inaugurato, ieri s'è abbrustolito. Dei lavori già avviati nella Capitale per 5 miliardi di euro nessuno è prossimo alla sforbiciata del nastro. Dite a Virginia che se si continua a girare a vuoto o a blaterare di cemento armato e poteri forti, Roma muore. E dove non riuscì Nerone, rischia di bruciarsi lei.