Meritocrazia e primarie per ripartire
Caro Bisignani, che il centrodestra si rinnovi è auspicio di tutti, e giovamento certo ne trarrebbero il quadro politico e la democrazia. Dubito, però, che esempi possano provenire guardando «in casa d'altri». Oggi, a vent'anni e più dall'inizio di tutto, il 1994, il quadro è questo: Berlusconi, passata la soglia degli 80 anni, non è oggettivamente più in grado di tenere la golden share della coalizione, ma nonostante i limiti fisiologici agguanta una porzione ancora importante di consenso. Matteo Salvini studia da re ma avrebbe bisogno di qualche ripetizione visto che ad una resa mediatica molto efficace non ha corrisposto quella politica, e dunque il suo progetto rimane ancora confinato al di sopra del Rubicone. Tutt'intorno, sono liti, accelerate e frenate, rancori. Un affanno continuo, in cui di certo non giova quel che vediamo nella campagna referendaria, dove pur di abbattere il nemico Renzi pezzi di centrodestra non si fanno problemi nell'andare a braccetto con D'Alema. Il no sarà pure in vantaggio, ma non è questo che serve alla coalizione. E, dunque che fare? Serve uno shock. Come lo fu, allora, la «discesa in campo» di Berlusconi arrivata come un fulmine in tutti i nostri teleschermi. Serve un ricambio repentino della prima linea. Chi, in questi anni ha dato, chi ha apposto il suo nome sulla Seconda Repubblica, può sempre scrivere libri e metter su scuole di formazione. Chi, pur in pochi anni di legislatura, pur essendo giovane ha fatto il peone, senza un minimo di proposta qualificante, senza intestarsi la sia pur minima battaglia, si goda da casa il fruttare del proprio conto in banca. La classe dirigente sia selezionata, una volta per tutte, sulla base del merito. Dentro chi ha lottato sul territorio (senza rubare), chi ha un'idea buona per la società, chi si intende (davvero) di qualcosa. In poche parole, le eccellenze. Fuori tutti gli altri perché la politica non dev'essere più un ammortizzatore sociale. E poi primarie, come un lavacro popolare necessario visto che il leader, dopo cinque anni dalla caduta dell'ultimo governo Berlusconi, non è ancora uscito fuori. È finita l'era dei conigli dal cilindro. Abracadabra Parisi o il prossimo effetto speciale del mago Silvio sveleranno definitivamente il trucco del centrodestra: sotto il vestito non c'è niente. Donna o uomo, dunque, fa lo stesso. Serve aria fresca, voglia di pedalare, facce nuove. Serve mandare a casa quanti ancora parlano a nome e per conto di un mondo che lorsignori non rappresentano più.