REFERENDUM COSTITUZIONALE
Scissionisti e quaquaraquà
Non può divertire, per il rispetto dovuto alle storie politiche di ognuno, la condizione mummificata della sinistra PD. Dall’avvento dirompente di Renzi, i depositari dell’eredità prodiana, diessina e post comunista hanno sfoderato una retorica sull’«identità» che è noiosa come un cineforum e vuota come un collettivo universitario, rivendicando un Dna antropologico superiore rispetto ai nuovi arrivati, quella «sinistra-non sinistra» pop e global che alla «solidarietà» preferì la «rottamazione». E allora? Allora niente. Minacciano d’andarsene eppoi se la fanno sempre sotto. Solo chiacchiere e tesserino del Pd: pianti, urla e stridori di denti fino al minuto prima dell’ora X. Perché poi le corazzate di Bersani, D’Alema, Cuperlo, Speranza virano come le navi missilistiche sovietiche lanciate verso Cuba nel ‘62, e se ne tornano in porto come se nulla fosse. Cioè nel rovello dei distinguo, dei «faremo», delle laiche autocoscienze. Le interviste, i comunicati stampa, interventi ben circostanziati dall’eloquio forbito si sciolgono nell’omertà di documenti non votati, astensioni, un bellicismo che rimane sempre sulla carta. Ributtare la palla di là, in eterno, alla democristiana. Mentre Renzi fa e disfa, spara minchiate lustrando il suo pantheon virtuale nella foga citazionista che ogni volta gli fa agguantare un nuovo nome (da Dante a Steve Jobs), loro, i detentori della Storia, lasciano le statue ideali di Gramsci a Berlinguer ricoprirsi di muschio mentre ingialliscono al rimpianto del passato nella pavidità del presente preferendo abbeverarsi nel celebre brano di Leonardo Sciascia. Sì, quello che divideva l’umanità in uomini, mezzi uomini, ominicchi, piglianculo e quacquaraqua. Non serve l’esercito, per dirla alla Bersani, per capire in quale di queste i fatti degli ultimi anni hanno collocato «la Ditta». Ai quaquaraqua va aggiunta la categoria degli « scissionisti» che ogni volta parte per Gomorra e puntualmente si ritrova comoda e felice in quel di Sodoma.