Stop restrizioni, sostenibilità, gettito e riordino urgente: i temi del Forum ACADI 2024

Francesco Fredella

Nel 2023 le concessioni di giochi pubblici complessivamente attive sono state oltre 500, delle quali oltre 400 nei giochi distribuiti nei punti vendita specializzati o generalisti. Se n’è parlato stamattina al Forum di ACADI, appuntamento annuale organizzato dall’Associazione dei concessionari di giochi pubblici, dedicato quest’anno al tema: Il riordino del gioco pubblico per la sostenibilità del comparto.

“Il gioco pubblico è uno dei punti fermi dell’economia nazionale. Non si tratta solo dell’apporto all’erario e il peso economico dell’occupazione che ne deriva, ma è anche una tutela contro l’illegalità e per la salute dei giocatori.” Così ha iniziato il suo intervento il Presidente aggiunto della Corte dei Conti Tommaso Miele.

  

“Finalmente, dopo molti anni di attesa si è dato vita alla Delega fiscale per il riordino del gioco” ha detto nel suo intervento Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera “ma serve un approccio nuovo dopo che abbiamo verificato che strumenti come il distanziometro non hanno sortito alcun effetto nel contrasto alla ludopatia”.

Tutti d’accordo, quindi, sull’urgenza di un intervento legislativo che metta ordine in un settore dove gli interventi degli enti locali hanno creato confusione e talvolta perfino messo a rischio la stessa sopravvivenza delle imprese. Le distanze da cosiddetti “luoghi sensibili” decise dalle regioni e le regolamentazioni orarie restrittive dei comuni hanno generato l’effetto espulsivo del gioco lecito sui territori, che ha portato alla chiusure di molte attività e al ritorno del gioco illegale. Ora a quanto pare tutti sembrano concordi nel voler sanare tempestivamente la situazione.

“Vengono presi provvedimenti senza nemmeno ascoltare le associazioni di categoria” ha lamentato Domenico Distante, presidente di Sapar, associazione che rappresenta gli esercenti del gioco “e con i loro interventi di stampo proibizionista hanno ridotto gli introiti dagli apparecchi senza minimamente incidere sul gioco online, che continua a crescere”.

Ma è possibile intervenire con una normativa che garantisca la sostenibilità economica e, al tempo stesso, quella sociale? La risposta arriva proprio dal primo Bilancio di sostenibilità del comparto del gioco pubblico, che è stato presentato nel corso dell’evento.

“L’idea innovativa di un Bilancio di Sostenibilità annuale riferito a un intero Comparto, che peraltro per lo Stato distribuisce prodotti così delicati per gli utenti” ha detto Geronimo Cardia, presidente di Acadi “consente di misurare per un intero settore non solo l’impatto ESG, con i criteri internazionali GRI, ma anche effettivi ruoli, responsabilità e prospettive dei diversi sottocomparti che compongono l’intera offerta di gioco.

Dalla lettura del documento, che tra l’altro segue un severo percorso per giungere all’asseverazione, emergono la natura strategica del settore per il Paese (11,8 miliardi di valore aggiunto complessivo, 0,61% del Pil, 12 miliardi di gettito erariale specifico, 150mila lavoratori, migliaia di aziende) come la fitta rete di adempimenti di compliance in cui è impegnato. Questi sono i punti fermi della reputazione del settore”.

Lo scenario presenta dei numeri importanti sotto entrambi gli aspetti: economico e sociale. Si stimano circa 150 mila occupati a tempo pieno in tutto il settore.

Sono circa 60.000 le aziende di filiera oltre 85.000 punti vendita di cui più di 10.000 i punti specializzati e oltre 75.000 rete generalista (bar, esercizi pubblici, tabaccherie). Il contributo erariale dalle attività dal comparto del gioco è stato pari a 8.4 miliardi di euro nel 2021, in crescita rispetto ai 7.2 miliardi di euro del 2020 (Dati ADM). Nel 2022 (primo esercizio di pieno recupero dopo la crisi pandemica del retail) abbiamo circa 11.2 miliardi di euro. Per il 2023 la stima è di ben 12,0 miliardi di euro.

Il peso delle entrate erariali provenienti dalla rete “fisica” (retail) è il 90%; in esso la rete “generalista” (che offre i giochi numerici, le lotterie e gli apparecchi AWP a piccola vincita) incide oltre il 61%, mentre quella delle sale specializzate circa il 29%. Il gioco online contribuisce soltanto per il 10%.

Queste dimensioni di gettito, hanno sottolineato tutti gli interventi, presuppongono una pressione fiscale quanto più equa possibile sui differenti prodotti, da mantenersi a livelli sostenibili, rischiando altrimenti la crescita del sommerso.

Uno scenario evocato da Emilio Zamparelli, presidente di STS-FIT, organizzazione che riunisce ben 50 mila tabaccai: “Raccoglievamo gioco legale” ha ricordato “quando la criminalità era molto presente sul territorio ed era anche tollerata. Basta pensare ai famigerati videopoker che erano presenti e muovevano tanto denaro destinati spesso a finanziare attività illegali. Noi continuiamo a esserci. Anche sotto l’attacco da parte della stampa e della società civile restiamo presidio di legalità”.

A rischio sono soprattutto le piccole e medie imprese, ha detto il deputato Andrea De Bertoldi, che pure hanno il merito di portare all’erario 12 miliardi in un solo anno: “Il riordino del gioco deve tutelare tutte le imprese. Non fare gli interessi di una parte o dell’altra, ma salvaguardare il sistema Paese”. Il deputato ha concluso chiedendo ai colleghi politici di metterci la faccia e di non delegare i tecnici ad affrontare il tema del gioco e della riforma.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Lucia Albano, sottosegretario all’Economia: “La sostenibilità è diventata una parola chiave, un principio guida che si è avviato anche in questo comparto correttamente. È un processo di riorientamento strategico, e di questo ringrazio l'avvocato Cardia, che integri i nuovi e più ampi obiettivi ESG con i tradizionali modelli di business basati sulla remunerazione. Se parliamo di sostenibilità, è importante anche garantire quella delle imprese, come le vostre, alle quali sono assegnati compiti molto delicati”.

Per il deputato Ettore Rosato, “chi propone di chiudere le attività di gioco dovrebbe anche dire dove si possono trovare i 12 miliardi che attualmente l’Erario ne ricava”. E ha aggiunto che la politica, in questi anni, ha manifestato un atteggiamento ipocrita prendendo tutte le posizioni più contraddittorie possibili quando si parlava di gioco fisico.

A parlare della necessità di superare la frammentazione normativa ha parlato Antonio Aurigemma, presidente del Consiglio regionale del Lazio. “Quando sono state chiuse le sale giochi per la pandemia abbiamo visto che sono aumentati i volumi di gioco perché si è incrementato il gioco online. Credo che serva fare una norma che concentri sul Governo nazionale il potere di discrezionalità nel fissare dei parametri validi in tutt’Italia”.

A parlare di tecnologia, invece, è stato Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP Fipe: “L’urgenza del riordino è dovuta anche alla necessità di aggiornare le tecnologie. Le stesse sale non si possono dotare delle nuove tecnologie, più efficaci anche riguardo alla prevenzione, se le norme di legge non ne prevedono l’adozione. Pensiamo alle sale Bingo che utilizzano tecnologie ormai vecchie di decenni. Il settore è pronto per questa sfida.”

Alla convenction annuale organizzata da ACADI e Confcommercio, presso la sede di piazza Belli, erano presenti tutte le sigle più rappresentative del comparto, le quali aderiscono alla stessa confederazione.