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Friuli Venezia Giulia, scrigno di tesori e cultura: da Pordenone ai borghi incantati

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Montagna, mare, città d'arte e vita all'aria aperta. Ma il Friuli Venezia Giulia è anche tanto altro. La proposta culturale della regione ha un patrimonio capace di soddisfare i turisti e i viaggiatori più esigenti. Si vai dai tesori custoditi dalle città e dai borghi di un territorio magico e affascinante alla candidatura di Pordenone  a Capitale italiana della Cultura per il 2027, un traguardo ancora mai raggiunto da una città del Nord Est. Un percorso, iniziato nel luglio 2023, basato sul coinvolgimento e la partecipazione di cittadini, associazioni, imprese, operatori socio culturali e comuni dell'intera ex-provincia. 

PORDENONE, UN GIOIELLO DA SCOPRIRE
Una città e il suo fiume, un rapporto indissolubile che ha reso Pordenone ciò che oggi appare agli occhi del turista: una realtà ancora molto vicina al suo passato, testimoniato dai palazzi, dagli affreschi, dai monumenti del suggestivo centro storico, ma pronta anche ad accogliere le sfide del presente e del futuro. La storia di Pordenone (l'antica Portus Naonis) è infatti ancora oggi legata al Noncello, corso d'acqua che per secoli è stato navigabile determinando lo sviluppo economico della città e contribuendo a creare una peculiare propensione all'innovazione, allo scambio e al confronto. Dinamismo e creatività sono evidenti nell'architettura, nella produzione artistica, musicale e letteraria, nonché in tutti quegli eventi di respiro internazionale come "Pordenonelegge", le "Giornate del Cinema Muto" o "Dedica Festival" che hanno reso Pordenone una realtà culturale ricca e originale nel panorama italiano e internazionale.

 

 

Ma Pordenone è anche un bellissimo centro storico che si può percorrere a piedi per lasciarsi sedurre dall’eleganza dei palazzi dipinti e dai porticati, dalla poesia degli affreschi che svelano la storia della città. Pordenone è anche la città che ha dato i natali a Giovanni Antonio de' Sacchis (1484-1539), detto il Pordenone, il più grande pittore friulano del Rinascimento.

I bei palazzi medievali anticamente affrescati hanno dato a Pordenone il titolo di città dipinta, ma oggi la città si presenta come una sorta di laboratorio a cielo aperto per street artists locali e internazionali che riqualificano gli angoli del centro città e delle periferie con murales originali e curiosi, che sono diventati oggetto di veri e propri tour di scoperta.

Pordenone è anche la città del PAFF!, il Palazzo del Fumetto, prima istituzione culturale in Italia che promuove la divulgazione dell’arte e della scienza attraverso lo strumento facilitatore del fumetto.

 

Museo Civico d’Arte

Il Museo civico d’Arte ha sede nel medioevale palazzo Ricchieri, contiguo al sagrato del Duomo e al palazzo Municipale. Aperto al pubblico dal 1972, riunisce le “civiche raccolte d’arte”, prima conservate nell’aula consiliare del vicino municipio e con regolarità ospita esposizioni temporanee. La prossima mostra, dedicata ad "Armando Pizzinato e il Fronte Nuovo delle Arti (1946-1950)" e curata dallo storico d’arte Casimiro Di Crescenzo, verrà inaugurata il 6 settembre. Un’antologica che celebra uno dei periodi più intensi e significativi della carriera di Armando Pizzinato, voce rilevante della scena artistica veneziana del secondo dopoguerra e tra i fondatori del Fronte Nuovo delle Arti, movimento artistico che ha segnato una svolta nella giovane arte italiana del tempo.

Galleria Harry Bertoia

La struttura originaria di Palazzo Spelladi è databile almeno agli inizi del Trecento e appartenne agli Spelladi, una delle dodici casate più antiche della città. Il Palazzo venne acquisito dal Comune di Pordenone negli anni ‘80, che ne destinò gli spazi agli uffici dell’anagrafe e successivamente a sede espositiva intitolata a Harry Bertoia (1915-1978), noto al vasto pubblico per la progettazione nell’ambito del design. La famosa Diamond (1951-‘52), una sedia-scultura in tondino di ferro, aperta e dialogante nello spazio, da lui descritta come “una scultura fatta d’aria e di acciaio”, è un classico in tutti i libri di storia del design. Nel mese di settembre la Galleria ospiterà la mostra "Magnum sul set. Lo sguardo dei grandi fotografi sui divi di Hollywood”, una serie di scatti tra quelli più memorabili, che hanno segnato l’amicizia tra il mondo del cinema e quello della fotografia. In mostra i ritratti, il fuoriscena dei grandi di Hollywood, il “dietro le quinte” dei set cinematografici con immagini straordinarie di personaggi come Charlie Chaplin, Billy Wilder, Marilyn Monroe, James Dean, Elizabeth Taylor e Katharine Hepburn.

 

 

 

Museo Archeologico del Friuli Occidentale - Castello di Torre

Il Museo Archeologico di Pordenone è allestito nel castello di Torre, a soli 3 Km a nord del centro della città. Espone reperti databili dalla preistoria (dal Paleolitico medio al Neolitico e al Bronzo antico, con i materiali del Palù di Livenza, sito Unesco) alla protostoria. Ulteriori spazi sono riservati ai preziosi materiali archeologici provenienti dalla vicina villa romana di Torre, scoperta negli anni ’50 sulla sponda sinistra del fiume Noncello dal conte Giuseppe di Ragogna. Un'importante sezione è inoltre dedicata alle ceramiche medievali e rinascimentali.

 

 

 

Il Museo Civico di Storia Naturale Silvia Zenari

Il Museo Civico di Storia Naturale di Pordenone, che ha sede nel cinquecentesco Palazzo Amalteo nel centro storico della città, è uno spazio speciale e ricco di sorprese che conserva significative collezioni naturalistiche d’interesse locale e nazionale. Entrando, il visitatore avrà subito il batticuore davanti al padrone di casa: una splendida ricostruzione di mammut lanoso alto oltre tre metri, che dà il suo benvenuto dal giardino. Proseguendo nella visita alle sale, sarà catturato dalla sorprendente bellezza della natura, nella multiformità delle sue espressioni, funzioni, forme e colori.  Innanzitutto il mondo animale: insetti, uccelli e mammiferi, si collocano lungo un percorso espositivo privo di barriere, studiato appositamente per favorire “l’incontro ravvicinato” del visitatore con veri esemplari, permettendo la conoscenza diretta e visiva di specie spesso viste solo nei documentari. La meraviglia continua nel Theatrum naturae, autentico scrigno di stranezze, con creature misteriose a volte mostruose, al limite tra verità e leggenda; per proseguire nell’autentico studio di un ornitologo dell’Ottocento. Tanti ancora gli elementi d’interesse e novità, tra scheletri candidi, uccelli esotici e farfalle coloratissime, minerali dalle mille origini e consistenze, cristalli e gemme iridescenti.

Il Museo Civico di Storia Naturale di Pordenone è un museo in cui – con un recente intervento finanziato con fondi PNRR – sono state abbattute le barriere architettoniche, fisiche, sensoriali e cognitive. È stato incrementato il grado di accessibilità, di comfort e sicurezza degli spazi museali, per garantire l’accoglienza di persone con disabilità, anche mediante tecniche di comunicazione specifiche e mirate.  Il percorso di visita è accompagnato da segnaletica ad alta visibilità e da mappe visivo tattili. Grazie a dispositivi multimediali, è possibile accedere a contenuti in formato audio per facilitare la visita anche a persone con disabilità visive, in LIS (lingua dei segni italiana), in Easy to Read (linguaggio facile da leggere e da capire), in CAA (comunicazione aumentativa alternativa), e a esperienze di realtà aumentata.

 

 

 

PALU' DI LIVENZA - Nei comuni di Caneva e Polcenigo, in provincia di Pordenone, si estende l’area umida di Palù di Livenza, una zona di grande pregio naturalistico, caratterizzata da un’abbondante disponibilità d’acqua e da una grande varietà di flora e fauna. Qui sono stati riportati alla luce i resti di un villaggio 3.600 a.C. circa) conservato in larga parte ancora intatto nel bacino.

Nonostante le alterazioni avvenute nel tempo, il sito di Palù di Livenza è un deposito straordinario per l’archeologia preistorica e per lo studio delle trasformazioni climatiche e ambientali negli ultimi 15.000 anni.

I materiali rinvenuti e recuperati nelle diverse campagne di ricerca sono custoditi nel Museo Archeologico del Friuli Occidentale presso il Castello di Torre a Pordenone. 

Dal 2011 è sito UNESCO, iscritto nella serie dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino.

 

LA DIGA DEL VAJONT E LA RISERVA NATURALE FORRA DEL CELLINA
Immersa nello spettacolare scenario delle Dolomiti friulane, la diga del Vajont è a testimoniare l'ingegno e allo stesso tempo l'arroganza dell'uomo nei confronti della natura. Costruita per fornire energia elettrica alle valli sfruttando le acque del torrente Vajont, il 9 ottobre del 1963 provocò una frana che dal monte a ridosso del torrente precipitò nel lago artificiale creato dalla diga. L'onda di risalita devastò i paesi di Erto, Casso e Longarone provocando migliaia di vittime.

Oggi la visita alla diga, un muro di cemento alto 261,60 metri rimasto intatto, offre uno spettacolo che toglie il respiro. Il vicino paesino di Erto, con le sue case fantasma, testimonia l’enormità di quella tragedia.

La Riserva Naturale forra del Cellina è un’area di circa 300 ettari tra i Comuni di Andreis, Barcis e Montereale Valcellina, e interessa il tratto montano del torrente Cellina. E’ una vera e propria forra scavata nei sedimenti calcarei: l’aspetto è quello tipico di un grande canyon, il maggiore della regione e senz’altro uno dei più spettacolari in Italia. All’interno della riserva è possibile vedere la forra in tutta la sua bellezza dallo “Sky - Walk", la passerella che si affaccia sul canyon. Inoltre è possibile percorrere in tutta sicurezza il nuovo ponte tibetano lungo 55 metri e non solo, i più piccoli possono salire a bordo del trenino che percorre gran parte della valle.

 

 

 

BORGHI MAGICI E PERLE D'ARTE

ANDREIS -Andreis che, nonostante si trovi a soli 455 mt di altitudine, offre un paesaggio assolutamente alpino, è inserito nel complesso del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, all’imboccatura della Valcellina. Il piccolo borgo trova nell’architettura spontanea uno dei suoi elementi identificativi: la tipica casa “andreana” è caratterizzata e resa inconfondibile dai ballatoi in legno scuro e dalle scale esterne mentre le numerose murature di sassi che si incontrano lungo le vie rendono l’atmosfera ancora più rustica e familiare. Testimone dell‘antica cultura dell’abitato è il Museo dell‘Arte e della Civiltà Contadina che documenta, attraverso l’esposizione di oggetti e la ricostruzione di ambienti, gli aspetti della vita quotidiana della comunità di Andreis nella prima metà del XX secolo. Si possono osservare la ricostruzione della cucina andreana con l’immancabile focolare e il cjantonâl (mobile ad angolo che allo stesso tempo fungeva da tavolo e da armadio per provviste, piatti e posate) e la ricostruzione dell’ambiente della malga dove avveniva la produzione di burro e formaggio. Particolare importanza è data ai mestieri di un tempo, dalla caratteristica lavorazione dell’osso per produrre tabacchiere e pettini, a quella più tradizionale del legno per la realizzazione di calzature e utensili d’uso domestico, dallo sfalcio dei prati alle attività dei boscaioli per il taglio e il trasporto del legname a valle.

Andreis, anche noto come il "paese delle aquile“ dato che nel suo centro visite ospita la mostra “L’Avifauna del Parco” a cui è collegata l’Area Avifaunistica per i rapaci feriti, è soprattutto meta ideale per gli amanti della natura e dello sport, punto di partenza per numerose escursioni e splendide passeggiate alla scoperta dello straordinario patrimonio naturalistico circostante e sede del Nordic Life Park, un insieme di percorsi realizzati per la pratica del nordic waliking.

Nella borgata di Bosplans, lungo il sentiero antico che da Montereale porta nella valle di Andreis e da lì prosegue verso Barcis, è possibile ammirare una fontana secolare che, ricavata da un unico blocco di pietra, ha fornito acqua alla comunità di Bosplans e alle genti di passaggio. Vicino alla fontana è stata realizzata una panchina lapidea dove sono incisi i versi del poeta in lingua friulana Federico Tavan, di cui Andreis fu paese natale.

 

BARCIS -  Incastonata tra le Dolomiti e al centro della Valcellina, Barcis si affaccia su un lago artificiale di estrema bellezza dove è possibile praticare canoa, vela, kajak, immersioni subacquee, motonautica e altre attività nautiche o semplicemente rilassarsi percorrendo uno dei sentieri naturalistici realizzati lungo le sue sponde, prendendo il sole, mangiando in una delle aree attrezzate per i pic-nic. Il centro, tutto raccolto a terrazzo sul lago color smeraldo, ospita il cinquecentesco palazzo Centi (ora sede della proloco e reception dell’albergo diffuso) che, con il suo maestoso doppio loggiato ad arco ribassato nel piano terra e ad arco a tutto sesto nel piano superiore, ha il pregio di sintetizzare, nel suo impianto, gli elementi propri dello stile rustico della Valcellina con quelli dell‘architettura veneziana. Costruito in pietra viva ha una struttura lineare, raffinata e molto elegante nella sua semplicità. Il territorio protetto che circonda  il paese di Barcis offre la possibilità di effettuare brevi escursioni che permettono al visitatore di cogliere le bellezze naturali della zona come la Foresta Regionale del Prescudin, dove si possono incontrare diverse specie animali che vivono protette in questa oasi ai piedi della parete del Crep Nudo. Barcis fa parte della Riserva Naturale della Forra del Cellina il cui centro visite si trova in località Ponte Antoi. Da qui inizia la parte più significativa della grande incisione che il torrente Cellina ha scavato nei secoli andando a creare un canyon spettacolare formato da ripide rocce che precipitano verticalmente nel torrente dalle acque cristalline. Percorrendo a piedi, in bicicletta o a bordo di uno speciale trenino un tratto della vecchia strada della Valcellina (aperta da aprile a ottobre) è possibile ammirare questo percorso ricco di fascino e suggestione.

FRISANCO -  Le bellezze naturalistiche del piccolo borgo di Frisanco, inserito nel Parco delle Dolomiti Friulane, si fondono con quelle architettoniche delle caratteristiche case in pietra a vista e legno, dove ampi ballatoi si aprono sulle stradine lastricate. Raggiungere Frisanco, circondato dalle Prealpi Carniche e lambito dal torrente Meduna, equivale ad addentrarsi all’interno di uno scenario incantato e per certi versi stupefacente, in cui colline verdi tra piante da frutto e piccoli orti si alternano ai boschi di conifere e ai pini mughi, fino a raggiungere le rocce e i ghiaioni. Itinerari ed escursioni alla scoperta di questa natura incontaminata sono organizzate dal Parco delle Dolomiti friulane, che comprende tra le sue strutture anche un Centro visite ospitato nell’ex caseificio della frazione di Poffabro, uno dei Borghi più belli d’Italia. La struttura si articola in quattro sezioni: il caseificio vero e proprio al pianterreno; le malghe del Parco, gli aspetti naturalistici del Parco e la Val Colvera al secondo piano. Al pianterreno, dopo un breve excursus sulla storia delle Latterie in regione, viene dedicato particolare interesse a quella di Frisanco, dai primi incontri alla costituzione della Società Latteria Sociale Turnaria di Poffabro-Casasola nell’ottobre del 1932, dall’inaugurazione dello stabile nel 1933, alla sua organizzazione e funzionamento fino alla seconda metà degli anni ’60. La sede comunale di Frisanco ospita la Mostra Da Li Mans di Carlin: esposizione di una serie di oggetti e costruzioni tipici della civiltà contadina della Val Colvera, ormai scomparsi. La particolarità consiste nel fatto che l’intera collezione è in miniatura con scala 1 a 10, frutto del lavoro artigiano accurato e paziente di un anziano della vallata, Carlin, in oltre trent’anni di lavoro.

È possibile ammirare vari elementi caratteristici di questo territorio come le case, il mulino, il battiferro, la chiesa, tutti, seppure di dimensioni ridotte, con arredi e oggetti funzionanti. Ogni prima domenica di settembre si tiene la tradizionale manifestazione Paesi Aperti, che coinvolge vie e cortili, per far conoscere il territorio della Valcellina con le sue tradizioni e i suoi piatti tipici.

MANIAGO - Maniago entra ufficialmente nella storia il 12 gennaio 981, quando l’imperatore Ottone II conferma al Patriarca di Aquileia Rodoaldo il possesso delle cortem que vocatus Maniacus; la sua posizione strategica quale punto di accesso alle valli del Cellina, del Colvera e del Meduna, fa tuttavia pensare a delle origini molto più antiche. A partire dal periodo della dominazione veneziana, nel XV secolo, la città inizia a sviluppare la propria peculiarità artigianale, per la quale ancora oggi è famosa in tutto il mondo: da oltre 600 anni fabbri e coltellinai locali producono ogni tipo di lama: dai coltelli da cucina alle forbici, dalle lame da lavoro ai cavatappi, dagli stiletti alle spade e armi d’asta prima per le truppe della Serenissima e ora per l’industria cinematografica. Il Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie è il luogo in cui ripercorrere l’evoluzione di questa lunga storia e conoscerne le prospettive di sviluppo presenti e future. Maniago offre anche percorsi storici e naturalistici di grande interesse, immersi in un ambiente peculiare all’incontro tra la pianura dei magredi e i monti alle sue spalle, alle porte delle Dolomiti Friulane, mete ideali per appassionati di trekking, bicicletta, passeggiate su diversi livelli di difficoltà.

 

SAN VITO AL TAGLIAMENTO - Località ben servita di quindicimila abitanti, un’accogliente e solidale cittadina, un bagaglio di storia, arte ed eventi che vale la pena scoprire. Un passato antico accoglie il visitatore con architetture medievali e rinascimentali, con opere d’arte e affreschi nelle chiese e negli eleganti palazzi. Un centro storico che nasce dal castello, tra piazze e calli, raffinati giardini e maestosi parchi, musei e teatri, che fa trasparire la sua storia e le preziosità di un tempo in una passeggiata dove tutto è vicino e a portata di mano. Un premio biennale di poesia, un concorso internazionale per piccoli violinisti, l’appuntamento estivo con l’opera lirica in piazza e una rassegna internazionale di arte contemporanea sono solo alcuni dei momenti da non perdere, in un vivo incalzare di eventi che incrementano ormai consuete stagioni di prosa, musica classica e jazz. Fiore all’occhiello: l’Antico Teatro Sociale G. G. Arrigoni.

 

CORDOVADO - Cordovado è un piccolo gioiello del Friuli Occidentale ricco di storia e monumenti pregevoli arricchito da uno splendido castello posizionato all’interno di un borgo medioevale, l’antico santuario mariano gioiello dell’arte barocca, un’antica pieve risalente al XV secolo ma anche impreziosito da ambiti naturalistici che armonicamente si inseriscono in un itinerario affascinante e primordiale. Terra di ispirazione poetica per grandi letterati quali Ippolito Nievo e Pier Paolo Pasolini.

 

 

 

 

Il toponimo Cordovado designa un grosso complesso agricolo (Curtis) posto in prossimità del guado su un antico ramo del fiume Tagliamento che i vescovi di Concordia fortificarono nel XI-XII sec. e scelsero il castello quale sede di poteri civili militari ed ecclesiastici. Il Comune di Cordovado dal 2004 è uno dei Borghi più Belli d’Italia e dal 1986 realizza nella 1^ domenica di settembre una splendida Rievocazione Storica denominata il “Palio dei Rioni”.

POFFABRO - Poffabro è un museo a cielo aperto nel cuore della Val Colvera. La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento nelle corti racchiuse su se stesse, o nelle lunghe schiere di abitazioni di pianta cinque-seicentesca. Il bello del borgo sta proprio nell’umile realtà di pilastri, scale, ballatoi e archi in sasso, in armonia perfetta con la natura circostante.

La Val Covera, dove sorge Poffabro, fu piuttosto frequentata sin dall’epoca romana quando era attraversata, proprio ai piedi del monte Ràut, dalla strada che dalla colonia militare di Julia Concordia apriva la via verso il nord, attraverso le Alpi. L’area riporta tracce d’insediamenti antichi, ma per giungere alle prime testimonianze sicure si fa riferimento in primo luogo agli archivi del vescovo di Concordia.

 

 

 

Fra i suoi beni infatti, già nel secolo XI, era catalogata la parrocchia di Poffabro. In secondo luogo esiste una sentenza arbitrale del 1339 dove si menziona “Prafabrorum”, il “prato dei fabbri”, una parte del quale, precisamente la “decimam de Pratum Fabri”, nel 1357 fu riservata dal nobile Galvano di Maniago al figlio Nichilo all’interno del proprio lascito testamentario. Poffabro, in Val Colvera, è annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia”.

POLCENIGO - La posizione strategica del territorio polcenighese e le sue risorse naturali hanno fatto di Polcenigo un luogo adatto agli insediamenti umani sin dai tempi preistorici. Il comune è di rilevante interesse turistico per un concorso di elementi storici, artistici, naturali, di ospitalità e di ristorazione, alcuni dei quali eccezionali. Qui ha sede il Museo dell’Arte Cucinaria, in ricordo delle generazioni di cuochi emigrate in tutto il mondo. Considerato uno dei Borghi più belli d’Italia, confina con la Foresta del Cansiglio, ove troviamo 3 malghe attive e numerose casere custodite da associazioni. Il suo legame con l’acqua è estremamente forte. Di indiscutibile fascino sono le sorgenti del Gorgazzo, acque dal colore cristallino che scaturiscono da una cavità carsica.

Non lontano, si possono ammirare le ampie e scenografiche sorgenti del fiume Livenza che, pur affiorando a poche decine di metri sul livello del mare, danno origine ad un corso d’acqua di notevole portata. In tale scenario sorge la Chiesa della SS. Trinità, costruita tra il Trecento e il Cinquecento, che ospita al suo interno un maestoso altare ligneo del seicento con un’edicola di Domenico da Tolmezzo (del 1496), un pregevole coro ligneo, varie pale d’altare e numerosi affreschi. Tra Polcenigo e Caneva, si può ammirare Palù di Livenza, sito paleolitico tra i più antichi dell’Italia settentrionale che ha ottenuto nel 2011 l’iscrizione alle liste Unesco per i “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. Su una superficie di circa 65 ettari si estende il Parco Rurale di San Floriano, unico esempio di parco naturale e rurale esistente in Italia, una riserva guidata e didattica sia per la flora che per la fauna locale, alla cui sommità sorge una chiesa antecedente l’anno Mille, con all’interno una pregevole serie di affreschi. Numerose le aziende agricole con produzioni locali di nicchia, quali le produzioni di zafferano, frutta e trasformazioni delle carni da abili norcini. Appuntamento tipicamente polcenighese è quello tricentenario della sagra dei Thést (“cesti”), più in generale, del vimine, del giunco e della rafia, che si tiene la prima domenica di settembre.

Da ricordare che presso il sito palafitticolo del Palù di Livenza nel corso del mese di maggio 2014 e del 2016 si è tenuto l’evento internazionale di Land Art “Humus Park” con la presenza di molti artisti provenienti da diverse paesi del mondo. 

SESTO AL REGHENA - Il Borgo di Sesto di origine pre-romana vede il suo maggiore sviluppo grazie alla fonda- zione dell’Abbazia Benedettina nella prima metà del VIII secolo ed alla donazione longobarda del 762 a cui ne seguirono numerose altre. Nell’899 subì la devastante invasione ungarica e fu ricostruita e fortificata a partire dal 960 assumendo l’aspetto di castello medievale fortificato con sistema difensivo di torri e fossati. Nel 1420 passò dal Patriarcato d’Aquileia alla dominazione Veneziana fino ad arrivare alla soppressione della Commenda nel 1784. All’interno della basilica notevoli gli affreschi di scuola giottesca, l’urna di Santa Anastasia conservata nella cripta, il Vesperbild quattrocentesco e l’annunciazione del 1300. Nel Piazzale dell’abbazia si ammirano Il Palazzo del Comune già residenza degli abati, la Cancelleria abbaziale sede del potere civile in epoca medievale, la torre campanaria del XI-XII secolo insieme alla torre Grimani l’unica superstite delle sette torri di difesa che circondavano il monastero.

TOPPO DI TRAVESIO - Il borgo di Toppo, nel comune di Travesio, conserva i resti del castello medievale che dominava la piana e il borgo sottostante. Il complesso è un bell’esempio di architettura fortificata del Friuli. All’inizio del XIII secolo otto masi (case rurali a conduzione famigliare) costituivano il borgo di Toppo. Nel XVI secolo i masi documentati sono venticinque. Da Palazzo Toppo Wasserman, originariamente un maso sviluppatosi poi nel Cinquecento in una dimora signorile di campagna, inizia il percorso alla scoperta degli edifici originari del borgo, masi in sasso molto ben conservati. Nel piazzale davanti al Palazzo è visibile invece un palazzo del Seicento, residenza estiva dei conti di Spilimbergo. Una bella pista ciclabile collega il borgo di Toppo al capoluogo Travesio che custodisce una delle testimonianze più significative della pittura rinascimentale friulana.

Nell’antica Pieve di San Pietro infatti sono custodite due opere del lapicida lombardo Giovanni Antonio Pilacorte: il portale interno della sagrestia, datato 1484, primo lavoro conosciuto del Pilacorte in Friuli e un fonte  battesimale. Ma soprattutto nelle pareti e nella volta del coro gli splendidi affreschi di Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone. Toppo è annoverato tra i Borghi più Belli d’Italia.

VALVASONE -  Il borgo di Valvasone mantiene intatto il suo aspetto medievale costituito da graziose calli e antiche dimore munite di portici. L’imponente castello, che domina l’omonima piazza, custodisce affreschi tardogotici e rinascimentali e un prezioso teatrino ligneo del ‘700. Il Duomo del Ss.mo Corpo di Cristo, che deve la sua intitolazione alla reliquia del miracolo della Sacra Tovaglia in esso conservata, ospita un organo monumentale, unico esempio in Italia dell’arte organaria veneziana del ‘500, impreziosito dalla stupenda cornice artistica del Pordenone e del Pomponio Amalteo. La Chiesa dei Ss. Pietro, Paolo e Antonio Abate, un tempo Ospitale che dava rifugio a pellegrini e viandanti, conserva pregevoli affreschi del ‘500 e un organo portativo del ‘600. Affascinante è anche il chiostro dell’ex Convento dei Serviti, costruito nel ‘400 e oggi in parte ricostruito sulle antiche fondamenta.

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