Uap, l'avvertimento: "Pronti a evitare la parificazione tra farmacie e ambulatori"
«Attiveremo ogni iniziativa per evitare che il Parlamento approvi la prospettata parificazione delle farmacie ai laboratori di analisi e ambulatori e poliambulatori, e vigileremo per fornire ad ogni cittadino un’informazione corretta e di presidio della salute pubblica e privata. Questo è il nostro lavoro di ogni giorno». Lo scrive la Uap - Unione degli ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, che rappresenta più di 95mila strutture sanitarie capillarmente distribuite su tutto il territorio nazionale, in un «appello all’opinione pubblica, ai nostri politici, ai dirigenti e ai magistrati». Mariastella Giorlandino, presidente Uap, si rivolge «a tutti i politici e alla classe dirigente del Paese per fare chiarezza verso l’opinione pubblica sulle recenti proposte di modifica normativa che vorrebbe estendere alle farmacie la possibilità di esercitare attività sanitarie, senza il rispetto degli oltre 420 requisiti richiesti alle strutture sanitarie private autorizzate e private convenzionate. In particolare - si legge nel testo dell’appello - l’ Uap vuole che l’opinione pubblica sia portata a conoscenza del fatto che tali provvedimenti normativi potrebbero autorizzare le farmacie ad esercitare servizi sanitari senza dover ottenere preventivamente alcuna autorizzazione regionale volta ad accertare la sussistenza dei 420 requisiti di qualità, di professionalità e strutturali, richiesti invece alle strutture sanitarie private autorizzate e accreditate, previsti a tutela e garanzia della salute dei cittadini».
Uap alza la voce per “servizi in favore del cittadino, contro ogni discriminazione”
«Al riguardo, basti considerare - sottolinea l’ Uap - che le strutture sanitarie, ogni qualvolta intendano anche semplicemente ampliare una branca medica rispetto a quelle già autorizzate, devono ripresentare alla Asl e alla Regione una specifica domanda di autorizzazione, che presuppone una ulteriore preventiva verifica della sussistenza di tutti i requisiti già verificati precedentemente, il tutto a tutela e garanzia della qualità dei servizi resi. Tutto ciò, inspiegabilmente, non verrebbe richiesto alle farmacie che potrebbero svolgere, in caso di approvazione del recente Ddl, tali attività senza la presenza del medico e senza le dovute autorizzazioni regionali, ma solo in virtù di una semplice autorizzazione comunale/Asl alla vendita dei farmaci, cosa che evidentemente non basta per erogare prestazioni sanitarie». «A questo punto - osserva l’Unione degli ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata - sarebbe giusto per ristabilire una perequazione normativa che le strutture sanitarie fossero messe in grado di vendere farmaci senza alcuna autorizzazione al riguardo. Ci rimettiamo, quindi, al buon senso del Governo e del Parlamento, oltre che del presidente della Repubblica, supremo custode delle leggi e della Costituzione, affinché si eviti una ingiusta sperequazione a solo vantaggio delle farmacie, per impedire iniziative legislative e regolamentari autonome da parte delle singole Regioni. Vi richiamiamo al valore normativo unitario del D.Lgs. n. 502/1992, norma nazionale pienamente in vigore e che impone regole chiare per le strutture sanitarie private autorizzate e private convenzionate, che operano regolarmente da decenni come presidio clinico di prossimità».