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Capitale umano pubblico, il ministro Brunetta nomina il comitato sulle riforme: alla guida Sergio Fabbrini

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Valutare l’efficacia delle azioni e delle politiche messe in campo per selezionare e formare la classe dirigente della Pubblica amministrazione, validare i rapporti annuali che la Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna) e Formez PA redigeranno, secondo i rispettivi ambiti di attività, e mettere a punto un’analisi sull’attuazione amministrativa dei Piani nazionali di ripresa e resilienza nei principali Paesi Ue e sui cambiamenti organizzativi indotti in Italia dal Pnrr. Sono questi i compiti del Comitato scientifico per l’impatto delle riforme in materia di capitale umano pubblico, appena istituito dal ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e composto – oltre che dai presidenti di Sna, Paola Severino, e di Formez PA, Alberto Bonisoli – da Sergio Fabbrini, professore di scienza politica e relazioni internazionali alla Luiss, in qualità di presidente; Thomas Christiansen, professore di Istituzioni europee e direttore del PhD Program in Politics alla Luiss; Adrienne Heritier, professoressa emerita di “Comparative Public Policy” allo European University Institute di Fiesole (Firenze); Marc Lazar, professore di sociologia politica all’Università SciencesPo di Parigi; Bernardo Mattarella, professore di diritto amministrativo alla Luiss; Raffaella Saporito, professoressa di public management alla SDA Bocconi; Marcella Panucci, capo di gabinetto del ministro Brunetta.

“Nell’ultimo anno – ha detto il ministro Renato Brunetta nel corso della prima videoriunione con i componenti del Comitato – sono state messe in campo riforme per assicurare un ampio programma di selezione e formazione della classe dirigente pubblica, in linea con gli impegni assunti nell’ambito del Pnrr e secondo i migliori standard internazionali. Riforme per il rafforzamento della nostra capacità amministrativa, che la Commissione europea ha appena promosso. Il nostro faro è formare funzionari e dirigenti pubblici competitivi che supportino il Governo e la politica nell’azione riformatrice, in grado di confrontarsi con i propri omologhi degli altri Paesi europei, da un lato, e di stimolare il personale delle amministrazioni regionali e locali, dall’altro. Merito, selezione, reclutamento, tecnologie, formazione: sempre di più sul capitale umano e sulle regole, anche degli ascensori sociali, l’Italia deve convergere con l’Europa, la sua comunità di appartenenza. Il Comitato, di elevatissimo livello, ci supporterà nel compito di favorire questa coerenza e questa convergenza per far crescere la nostra dirigenza pubblica in termini di conoscenze e competenze”.

“Questo Comitato – ha sottolineato il presidente Sergio Fabbrini – sarà una sorta di advisory board, di think tank per ragionare sulla riforma amministrativa indotta in Italia da Next Generation EU e, contemporaneamente, per vederla nel suo rapporto con i processi analoghi avviati in altri Paesi, a cominciare dalla Francia e dalla Germania. Il tema è cruciale: significa dotarsi di un termometro per misurare il passaggio da Stato nazionale a Stato membro dell’Unione e, dunque, per capire anche come le amministrazioni pubbliche, centrali e locali, contribuiranno a costruire una nuova Ue”.

Il Comitato si riunisce almeno una volta ogni tre mesi e adotta un rapporto annuale di analisi e di valutazione su tre aspetti:

1. le caratteristiche dell’attuazione amministrativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza nei principali Stati Ue, in particolare Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi, per verificare se la loro implementazione abbia richiesto una discontinuità nelle procedure amministrative, comprese quelle di selezione e formazione del personale pubblico;

2. le caratteristiche dell’attuazione amministrativa del Pnrr in Italia, anche per trarne indicazioni per la formazione del futuro personale pubblico oltre il 2026, con un focus particolare sulle politiche pubbliche relative alla trasformazione digitale dell’amministrazione pubblica;

3. le caratteristiche dell’amministrazione pubblica nel contesto di Stati nazionali divenuti Stati membri dell’Ue, per concettualizzare la riforma amministrativa come un processo permanente, dovuto sia ai cambiamenti tecnologici sia alle implicazioni dell’interdipendenza tra le strutture amministrative dei Paesi dell’Unione europea.

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