verso il ballottaggio
VII municipio, Luigi Avveduto (centrodestra): "Sociale, decoro e ciclabili. Qui è tutto da rimettere in ordine"
«Le urgenze da affrontare per il Municipio? Penso sia tutto urgente: sociale, lavori pubblici, riqualificazione dei marciapiedi, abbattimento delle barriere architettoniche etc.». Risponde così Luigi Avveduto, candidato presidente del Municipio VII in corsa per il centrodestra.
Da dove intende partire?
«Dall’avvicinare l’istituzione municipale al cittadino. Il VII è il Municipio più popoloso di Roma: ad esempio chi risiede a San Giovanni e dintorni subisce un disagio per rinnovare il documento di identità ed accedere ad altri servizi. Deve arrivare fino a Cinecittà. Va riaperto il vecchio ufficio anagrafico di Villa Lazzaroni».
Poi?
«La rivisitazione delle piste ciclabili: non sono assolutamente contrario alle ciclabili, essendo uno sportivo, ma alcune di quelle realizzate hanno creato un restringimento importante di arterie, come su via Tuscolana, mettendo pure a rischio i mezzi di soccorso. Ci sono tante vie dove poterle realizzare per bene, laddove ad esempio vanno a confluire i parchi. Serve un tavolo tecnico composto da ingegneri del traffico, polizia di Roma Capitale, esperti del settore e comitati di quartiere».
Lei è un volontario, molto sensibile ai temi del sociale…
«Certamente. Sono numerose le famiglie in difficoltà nel nostro Municipio. Serve far funzionare meglio l’ufficio servizi sociali, creando settori ad hoc di ascolto per i cittadini con i maggiori problemi economici, dai disoccupati ai separati. E recuperare gli edifici abbandonati coinvolgendo il Terzo settore, inserendo in essi strutture sanitarie di prossimità».
Lei è graduato nell’Arma dei Carabinieri, delegato nazionale Co.Ce.R., fa parte degli organismi militari. Il suo profilo può essere un valore aggiunto per il Municipio?
«Mi potrò relazionare alle forze dell’ordine come collega. Inoltre, vorrei coinvolgere le Associazioni d’Arma a tutela della città. In esse ci sono non poche persone in pensione che vorrebbero darsi da fare nella sicurezza a livello volontario. Perché non impiegarli allora nelle periferie?».