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VI Municipio, Nicola Franco (centrodestra): "Noi sempre in mezzo alla gente. L'unico nemico è l'astensionismo"

Damiana Verucci
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Nicola Franco la sua al momento è decisamente una bella vittoria, ma la candidata Cinquestelle resiste, come pensa di scalzarla definitivamente?
«Come abbiamo fatto in questi cinque anni e in questa campagna elettorale, stando in mezzo alla gente. Questo Municipio è passato dall'80% dei voti al Movimento di cinque anni fa al 20% di oggi e questo vuol dire soltanto una cosa, che i Cinquestelle hanno amministrato male. È mancato il rapporto tra la gente e i politici, quello che invece abbiamo sempre avuto noi non solo durante la campagna elettorale ma in questi ultimi cinque anni».

E perché il candidato di centrosinistra non è riuscito ad arrivare neanche al ballottaggio?
«Se la gente rimprovera ai grillini che in cinque anni non hanno fatto nulla, lo stesso evidentemente hanno fatto con il centrosinistra che non è riuscito neanche ad arrivare al ballottaggio e per la seconda volta di seguito. E non mi si dica, come ho sentito in questi giorni, che il centrodestra ha avuto la meglio a Roma per merito dei leader nazionali che sono scesi in campo. In questo Municipio, ad esempio, è esattamente il contrario, siamo noi che con il nostro stare tutti i giorni sul territorio abbiamo semmai dato una mano ai leader nazionali».

Un Municipio difficile da amministrare, con sacche di povertà e disagio sociale notevoli, se dovesse vincere quale sarà il suo primo provvedimento?
«Questo è un territorio che ha, purtroppo, una lunga serie di record negativi: abbiamo il maggior numero di reati commessi, abbiamo il reddito procapite più basso e il record di disabili e fragili, ma abbiamo anche tante eccellenze, come l'Università di Tor Vergata. Dobbiamo tirar fuori quello che c'è di buono, promuovere la cultura che porta investimenti magari nel settore alberghiero o nella ristorazione”.

Come passerà questi ultimi giorni prima del ballottaggio?
«In mezzo alla gente. Non mi preoccupa né il Movimento né il Pd ma il rischio astensionismo. Non sarà facile riportare gli elettori a votare di nuovo».

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