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Viaggio al centro della terra: è Islanda-mania. Boom di italiani nell'isola di ghiaccio e fuoco

Valeria Di Corrado
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La pandemia non ha fermato il turismo in Islanda, anzi, lo ha fatto esplodere come il Fagradalsfjall: un vulcano situato a 40 chilometri da Reykjavík, che, dopo circa 800 anni di inattività, il 19 marzo scorso ha ripreso ad eruttare (e non ha ancora smesso), creando veri e propri fiumi di lava.

 

 

Tra luglio e agosto si è registrato un boom di italiani in visita sull'isola. Il suo naturale distanziamento sociale, l'ha fatta diventare la meta ideale per chi desidera un viaggio avventuroso in bici o auto (mettendo in conto anche di guadare un ruscello con un ruotino di scorta), ma senza correre il rischio del contagio da Covid-19. Intanto perché l’84% della popolazione islandese sopra i 12 anni è vaccinata, poi solo chi ha il green pass può entrare nel Paese senza fare la quarantena e infine perché nella classifica mondiale è al sett’ultimo posto per densità abitativa.

 

 

Ci sono molte più pecore che persone, e non è un modo di dire. Su un territorio di 102mila metri quadrati (un terzo dell'Italia) abitano circa 360mila abitanti (l'equivalente dei fiorentini): uno su tre risiede nella capitale; gli altri sono disseminati in piccoli villaggi di pescatori o in casette con i tetti di torba ed erba per proteggersi dal freddo.

 

 

Più vicina alla Groenlandia che al resto d'Europa, lambita nei fiordi più a nord dal circolo polare artico, l'Islanda – che letteralmente significa "terra di ghiaccio" – ha un clima ostico, anche in estate, ed estremamente variabile. Un proverbio locale recita così: "Se non ti piace il tempo islandese adesso, aspetta 5 minuti: probabilmente peggiorerà". Ma le nuvole, la pioggia e il vento rendono ancora più struggenti e introspettivi i paesaggi, che a tratti sembrano lunari. D'altronde Neil Armstrong e Buzz Aldrin, prima di sbarcare sulla Luna il 21 luglio 1969, andarono ad esercitarsi in Islanda. E ora la Nasa sta pensando di mandare i suoi astronauti di nuovo lì, in attesa di una missione su Marte.

 

 

I quattro elementi naturali (fuoco, terra, acqua e aria) qui fanno da padroni. La natura è dirompente, selvaggia e ancora al suo stato primordiale. Gli islandesi la rispettano e fanno poco e nulla per sfruttarla dal punto di vista turistico. Ci sono oltre 10 mila cascate, molte delle quali spettacolari e impetuose.

 

 

Dettifoss, la più grande d'Europa, è alta 44 metri e larga 100. Ogni secondo circa 200 tonnellate d'acqua plumbea (per i sedimenti glaciali) precipitano giù facendo riecheggiare per il canyon il boato; la potenza del salto solleva spruzzi che si vedono a un chilometro di distanza e nelle giornate di sole generano stupendi arcobaleni.

 

 

Sospesa sul margine fra la placca americana e nordeuropea, l'Islanda geologicamente è una terra giovane (ha soli 20 milioni di anni) e ancora in corso di formazione. La sua origine vulcanica l'ha forgiata, anche nei piccoli dettagli. Ci sono circa 130 vulcani, fra attivi e inattivi; campi di lava di remote eruzioni ricoperti da morbidi muschi verdi, che arrotondano e addolciscono gli spigoli delle rocce nere; crateri trasformatisi in laghi, come quelli di Askja: nelle acque dal colore lattiginoso di Viti si può fare il bagno perché la temperatura oscilla tra i 20 e i 30 gradi, nonostante il termometro esterno scenda sottozero.

 

 

Di pozze termali l'Islanda è piena. D'altronde la terra fuma letteralmente, con i suoi sbuffi sulfurei, e in alcune aree geotermiche l'acqua bolle a cento gradi. Quando il suolo non riesce a contenere questa pressione, esplodono i geyser: eruzioni intermittenti (di una precisione svizzera) che fanno innalzare per pochi secondi verso il cielo colonne di acqua calda e vapore.

 

 

A questa "potenza di fuoco" fanno da contrasto i ghiacciai, che ricoprono il 10% della superficie dell'isola. Il Vatnajökull, in particolare, è il più grande d'Europa per volume e la quarta massa di ghiaccio al mondo (dopo la calotta glaciale dell'Antartide, quella della Groenlandia e il Campo de Hielo Sur in Patagonia).

 

 

Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti: il surriscaldamento globale sta facendo arretrare il ghiacciaio di pochi centimetri ogni anno. Nella "Laguna Blu" - nella parte meridionale dell'isola - le foche nuotano placide da un pezzo di ghiaccio all'altro, mentre i turisti vedono gli iceberg andare alla deriva verso l'Oceano Atlantico.

 

 

 

Alcuni si arenano sulla cosiddetta "Diamond beach", un'insolita spiaggia di sabbia nera costellata di diamanti di ghiaccio, tre le attrazioni naturalistiche più fotografate.

 

 

Un altro scorcio imperdibile è quello dello Studlagil Canyon: un fiume con acque turchesi scorre tra colonne di basalto a forma di parallelepipedi.

 

 

Le stesse rocce laviche intagliate si ritrovano sulle scogliere meridionali dell’isola, abitate dalle più grandi colonie di puffin. Qui "riseiede" infatti il 60% della popolazione mondiale di questi buffi uccelli marini, i cui colori colori richiamano appunto la maschera di pulcinella. Assomigliano a dei pinguini, con le zampe corte e palmate, ma volano. Tra maggio e agosto depongono le uova in gallerie che scavano nel terreno con il loro grande becco triangolare, striato di giallo e rosso.

 

 

Sono diventati una sorta di mascotte per l'Islanda; gli abitanti apprezzano anche la loro carne, una delle specialità gastronomiche locali, insieme allo squalo fermentato e ai filetti di balena. I turisti invece preferiscono vederle dal vivo, nelle escursione di whale watching organizzate in vari punti dell'isola. Nelle fredde acque del Mar di Groenlandia è possibile ammirare oltre 20 specie di cetacei. Risalgono regolarmente in superficie per fare scorta di ossigeno, sfiatano e poi si immergono in profondità mostrando la loro pinna al rallenty.

 

Sulla terraferma, invece, si alternano principalmente due specie animali: cavalli e pecore, che godono di ampia libertà. D'altronde gli stessi islandesi sono così: "Gente indipendente", dal titolo del romanzo del premio Nobel per la letteratura islandese Halldór Laxness. I cavalli – di piccole dimensioni, simili ai pony, ma molto resistenti – vengono lasciati scorrazzare per le praterie, come anche le pecore, caratterizzate da una pelliccia molto lunga, zampe e orecchie corte, testa tonda e lanosa.

 

 

Da giugno a settembre sono libere di spostarsi in tutto il territorio: dai crinali delle montagne, agli altipiani, fino alle colate laviche. Pascolano indisturbate senza formare greggi, ma unendosi in gruppetti di tre, che comprendono la madre e due agnelli. A settembre, l’abbassarsi delle temperature fa scendere naturalmente le pecore dalle alture. I pastori le aspettano a valle e se le ripartiscono in base ai microchip di cui ognuna è dotata.

 

 

Esiste un metodo infallibile per stabilire a quale proprietario appartengano gli agnelli nati durante il periodo estivo, e quindi sprovvisti di microchip. Le madri, una alla volta, vengono poste al centro di un recinto. Per ogni pecora solo due piccoli si staccheranno dal gruppo per raggiungerla: i suoi figli. Saranno questi gli agnelli che spetteranno al legittimo proprietario della madre.

 

 

Per capire quanto è grande il gregge di un agricoltore, basta contare quante balle di fieno sono disseminate nella sua proprietà. Ogni balla, infatti, serve a sfamare una pecora durante l'inverno. Gli islandesi le "impacchettano" con dei teli di plastica bianchi, neri o verdi, per proteggere il fieno dagli agenti atmosferici. Guardando le praterie disseminate di queste macchie di colore, che formano disegni geometrici, sembra di rivedere i cerchi nel grano attribuiti agli Ufo.

 

 

L'impressione è che ci sia qualcosa di alieno anche nelle scie verdi che compaiono di notte nei cieli d'Islanda. Chiusa la stagione estiva, si apre ora - da settembre fino ad aprile - quella delle aurore boreali, che attira sull'isola frotte di turisti (prima del Covid c'erano oltre due milioni di visitatori all'anno).

 

 

Insomma, andare in Islanda è come fare un "viaggio al centro della Terra". Non a caso Jules Verne la scelse come ambientazione del suo celebre romanzo scientifico: il professor Otto e suo nipote Axel iniziarono il viaggio verso il cuore incandescente del mondo all’interno del vulcano Snæfellsjökull, situato sulla costa ovest islandese. "Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels, che l'ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore audace, e perverrai al centro della Terra".

 

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