il duetto
Franco Battiato aveva scelto il suo erede: il duetto con Marco Travaglio. Farà meno danni che a scrivere...
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Prima la paloma a squarciagola di "Cuccurucucu", poi l'incalzante "L'era del cinghiale bianco", con il maestro Franco Battiato che lascia ampio spazio al singolare compagno di duetto, il direttore del Fatto quotidiano Marco Travaglio, e alle sue doti vocali. Piuttosto esigue in verità, che però l'esecutore prova a compensare con un serioso impegno. Insomma, forse il grande compositore siciliano scomparso ieri aveva visto in Travaglio il proprio erede quel giorno alla Festa del Fatto, alla Versiliana, documentato dalla prima parte di questo video, o nel concerto al Foro italico dove il giornalista è comparso sul palco accanto al suo idolo, che potete vedere nella seconda parte del filmato.
Travaglio erede di Battiato? Potrebbe non essere un male, visto anche il tono dell'editoriale di oggi del direttore del Fatto che ha ribaltato la morte del compositore per attaccare ancora una volta Silvio Berlusconi. Travaglio ricorda quando Battiato gli invià il testo di una canzone, una traccia provvisoria di "Inneres Auge", con quello che appare al giornalista come un chiaro riferimento al Cavaliere: che male c'è / a organizzare feste private / con delle belle ragazze / per allietare primari e servitori dello Stato? / Non ci siamo capiti./ E perché mai dovremmo pagare / anche gli extra a dei rincogl***iti? / Che cosa possono le leggi / dove regna soltanto il denaro? / La giustizia non è altro che una pubblica merce'". Insomma, "parlava di B., anzi di quelli che con argomenti fallaci giustificavano i suoi scandali - scrive Travaglio - Ricordo il suo sincero, candido stupore per la ridicola canea che si era levata quando, al Parlamento europeo, s' era permesso un giudizio sugli abitanti di quello italiano: 'Queste tr*** che stanno in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile. Aprissero un casino'. Apriti cielo. Le solite voci del padrone lo accusarono - pensate un po' - di sessismo e di antipolitica". L'erede usa il maestro... contro i "nemici".