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SuperLega, "il calcio dei falsi ricchi". L'assemblea della Fondazione Rivolta Ideale dopo il flop

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Pietro De Leo
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Il progetto tramontato della Superlega europea di calcio ha tracimato la dimensione sportiva per abbracciare il confronto sulla cultura e sull’identità. Considerando il valore sociale del calcio che proviene dai territori, premia i talenti, regala sogni ai più piccoli. Una serie di interrogativi che chiamano ad una presa di posizione anche le culture politiche. Su tutto questo si è interrogato il network della Fondazione “Rivolta Ideale”, che raccoglie varie associazioni del mondo di destra, come Asan Giovane Italia, Fuan, Raggruppamento Giovanile, Volontari Nazionali, Cis-Realtà Nuova e Cenacolo delle Intelligenze Scomode.

Al tema del calcio e della SuperLega, analizzandone i vari aspetti, il pool associativo ha dedicato un’assemblea. L’operazione SuperLega, fallita nel giro di poche ore su iniziativa concreta del premier inglese Boris Johson (ma con gli strali di molti capi di governo europei, tra cui Mario Draghi, ed esponenti politici), viene definita “un buco nell’acqua” segno de “il calcio dei falsi ricchi”. A dirlo, dopo l’assemblea, è il Presidente di Rivolta Ideale Domenico Gramazio in un comunicato congiunto con Adalberto Baldoni e i rappresentanti delle altre associazioni. “Fortunatamente ha prevalso lo sport come hanno sempre chiesto anche i tifosi delle dodici squadre” coinvolte nel progetto. Si tratta, prosegue la nota, di “squadre indebitate e comunque con grossi problemi finanziari che speravano di risolvere creando un calcio cosiddetto ‘privato’”. Una stoccata, poi, anche al Presidente della Juve, che è stato in prima linea sul progetto: “Il giovane Andrea - scrivono - si è sicuramente dimenticato lo ‘stile Juventus’ creato dallo zio Gianni”.  

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