come difendersi

Diffamazione, stalking e cyberbullismo. Ecco i reati sui social network

Maria Monsè

Il reato maggiormente consumato ad esempio su Facebook  è la diffamazione contemplata nell'articolo 595 del codice di procedura penale, afferma il Dott. Iannoni Sebastianini, questo reato fino a qualche anno fa veniva perpetrato nella vita reale delle persone ma oggi si può configurare anche nella vita virtuale. Il reato viene consumato nel momento in cui interloquendo con altre persone si offende la reputazione di una terza persona assente. Mentre diverso è se l’offesa arrecata avviene in presenza della persona oggetto dell'offesa; in questo caso si configurerebbe un altro reato, nello specifico il delitto di ingiuria (l'ingiuria non è più reato), contemplato nell'art. 594 (che è stato depenalizzato).

Un altro reato spesso commesso su Facebook e su altri social media è quello delle molestie (art. 660 c.p.); in questo caso siamo di fronte ad un reato informatico, nello specifico il cyberstalking, consiste in veri e propri atti persecutori consumati per mezzo della fitta rete dei social media. Oggi questo reato fa parte della normativa italiana ed è considerato una forma aggravata del reato di stalking (Art 612 bis,. codice penale con pene detentive e pecuniarie).

  

Vi è poi, anche quello di sostituzione di persona (Art. 494 c.p.), che ricorre quando qualcuno, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, come accade nei numerosissimi casi di profili fake/falsi.

Altre fattispecie di reato si possono ravvisare nel caso in cui qualcuno pubblichi foto e video privati dal contenuto di natura sessuale, configurando in tal modo il reato di  "Revenge Porn" qualora ci siano appunto immagini di nudo o sesso espliciti, (in questo caso si entra nell'ambito della pedopornografia).

Altro reato informatico commesso  su Facebook e su altri social media, è quello del furto di identità digitale, del phishing, che consiste in una truffa informatica effettuata inviando un'e-mail con il logo contraffatto di un'istituzione pubblica o privata, in cui si invita il destinatario a fornire dati personali coperti da privacy (copia di un documento di identità, numero di carta di credito, numero telefonico, password di accesso al servizio di home banking, ecc...), motivando la richiesta spesso per interventi tecnici quali ad esempio aggiornamenti dei server.

Per quanto riguarda i risvolti psicologici, scrive il Dott Vito Siracusa, e come detto dal Dott. Iannoni Sebastianini, mediante i social network sono sempre più diffusi i reati che ledono e offendono l’altrui reputazione. Tutto ciò consente di diffondere e rendere pubblica l’espressione denigratoria tra un gruppo indeterminato di persone. In questi reati entrano in gioco l’anonimato e la distanza fisica, che inducono maggiore coraggio a chi desidera prevaricare un soggetto. Nel rapporto faccia a faccia esiterebbero a farlo. Le vittime sono spesso ignorate. Si sottovaluta infatti il risvolto emotivo e la frustrazione che deriva da questi reati multimediali.

Il Dott. Iannoni Sebastianini afferma che la prima cosa che può fare la vittima è quella di reperire tutti i riscontri oggettivi (screenshot delle conversazioni, messaggi ecc...) procedere con denuncia c/o la Polizia postale, reparto dedicato a tali reati, sentire un penalista e/o un investigatore privato per avere tutto il supporto necessario. E' fondamentale e di vitale importanza intervenire subito! Nel momento in cui viene commesso il reato, perché ci sono 48 ore di tempo per far eliminare dai social network eventuali immagini della persona oggetto dell'offesa.

Per quanto riguarda l’aiuto a livello psicologico che possiamo dare alla vittima, si dovrebbero creare supporti anche con gli strumenti tecnologici: al momento attuale essi limitano l’interazione diretta con la vittima così che risulti difficile condividerne la sofferenza, viene a mancare così l’empatia. È aumentata infatti la consapevolezza che le vittime necessitano di aiuti non solo materiali, ma anche emotivi. Esse infatti, hanno bisogno di ricevere assistenza, non solo dagli organi ufficiali ma anche dalle persone a loro vicine e dalle figure professionali specializzate in questo.   

Un esempio è quello del cyberbullismo. La vittima va aiutata e sostenuta insieme agli attori coinvolti. Bisognerebbe evitare rimproveri non costruttivi e allearsi sia con i ragazzi, sia con genitori (e insegnanti). Con i ragazzi bisognerebbe aprire un dialogo comprendendo ciò che gli sta accadendo e rendendoli in grado di gestire le relazioni con i pari creando una comunicazione emozionale efficace che quindi è ben lontana da un interrogatorio e consultando degli esperti che hanno gli strumenti adatti per sostenere la sfera affettiva ed emotiva della vittima.