di Antonio Angeli «Cara Befana...», scrivevano una volta i bambini, nella speranza di veder arrivare nella calzetta appesa al camino, la notte del cinque gennaio, un bastoncino di zucchero (di quelli a righe bianche e rosse) e un mandarino.
Oggii tempi sono cambiati, i bambini più sono piccoli e meglio riescono a far funzionare quegli attrezzi elettronici che per gli uomini e le donne del Novecento sono un tabù. I tempi cambiano, dicevamo, oggi i teen agers alla Befana inviano sms scritti in un nanosecondo pistando furiosamente con i pollici su una tastierina che un cinquantenne non riesce nemmeno a vedere. E poi il messaggino è in codice: «ca bef xfavo 6 gent porta new vdg». Che tradotto dal «giovanese stretto» vuol dire: «Cara Befana, sei gentile, portami un nuovo videogioco». O magari i bambini le manderanno una e-mail se non addirittura si troveranno a twittare con lei. Così la lettera alla Befana non è più a «senso unico», ma diventa un «documento condiviso», una trattativa, una sorta di patto commerciale nel quale il bambino avanza una serie di richieste e poi le rimodula in base al riscontro della signora sulla scopa. Ovviamente la differenza tra la «Befana di ieri» e quella «di oggi» non è solo nel modo con il quale si comunica con lei. Ma anche nella natura stessa della comunicazione. Qual è la principale preoccupazione degli italiani in questo momento? Domanda facile: la crisi. Con tutto il repertorio di patemi d'animo che ne segue: il lavoro, i soldi, le bollette. Insomma gli adulti sono angosciati e trasmettono la loro angoscia ai figli e così si deprimono anche loro. E visto che i più piccoli non si possono impasticcare di Prozac con chi se la prendono? Ma con la Befana, naturalmente. Una volta la Befana ai cattivi portava, appunto, un po' di carbone. «Dio volesse!», diranno i più. Ma non solo carbone: anche petrolio, tanto petrolio che all'auto parcheggiata sotto casa è cresciuta l'erba dentro i cerchi e, se possibile, anche un buono per una fornitura a tempo indeterminato di gas da riscaldamento. «A tempo indeterminato»: che bel suono hanno queste due parole unite insieme. I bambini si chiederanno perché economisti snob e signore di qualche jet set nel sentirle storcono naso e bocca: «A tempo indeterminato? Ma siamo matti?» Allora sarà il caso di pensare al futuro e alla Befana, oltre al caro carbone, al petrolio e al gas si potrebbe chiedere anche una piccola fornitura di plutonio arricchito. Così si potrebbe fare una piccola fornace nucleare nel cortile di casa, con quella si aziona una turbina che rifornisce di elettricità tutto il condominio. E i bastoncini di zucchero bianchi e rossi? E i mandarini? No, grazie. I cari bastoncini di zucchero fanno ingrassare e di mandarini ne abbiamo da vendere, anzi, da buttare. C'è chi gli passa sopra con i trattori. E se andiamo a ben guardare non è più la stessa nemmeno la Befana. La cara vecchina...Ma quale vecchina? Le vecchine non esistono più. Tra botox, silicone e indumenti modellanti oggi una novantenne ha la pancia piatta, gambe perfette e un decoltè che ci si possono poggiare sopra i vasi di fiori. Siccome anche la Befana non sfugge alla regola del «giovani sempre» probabilmente a riempire le calzette sarà una specie di pin-up, con in testa un fazzoletto firmato Prada e a cavallo di una scopa Jaguar con abs, aria condizionata e stereo. Finché non ce la tolgono poi... perché la Befana esiste in Italia ma, ad esempio, in Germania non c'è. Da quelle parti i bambini qualche regaletto extra oltre alla notte della Vigilia lo ricevono da Sankt Nikolaus il sei dicembre e non il sei gennaio. Insomma i regali extra in Germania arrivano un mese prima. Probabilmente è questo il motivo per il quale sono i primi in Europa. Prima prendono e poi discutono, mica come noi... Viene da chiedersi se in questo 2013 tra crisi e modernismo sia rimasto qualcosa della vecchia Befana. Naturalmente sì: il gusto dolce-amaro di una tradizione lieta, ma che dà un taglio al periodo delle feste.