Ti dà subito una piccola scossa il bel romanzo di Johann Lerchenwald «Vent'anni prima», pubblicato da Felix Krull, l'editore di Monaco di Baviera che, con una meritoria operazione culturale, propone libri parallelamente in italiano e tedesco.
Ognipaese si merita la letteratura che ha. Nel lontano 1976 il Bel Paese si meritò un libro intitolato "Porci con le ali", che di sicuro non era letteratura. Un libro sporco e sessista che fece molto rumore e, forse non lo si è rilevato, ingiuriò, offese, imbarazzò e respinse chissà quante anime - di diverse lo so per certo. E chissà quanti libri migliori non videro la luce in quegli anni, di uno lo so per certo: questo che avete appena aperto». Così apprendiamo che quell'editore respinse al mittente «Vent'anni prima», reo, forse, di non contenere nemmeno una parolaccia e di raccontare una generazione dal punto di vista delle emozioni e delle speranze, piuttosto che da quello del sesso spicciolo. Partendo incuriositi da questo particolare ci si immerge con il romanzo in un mondo che non esiste più. Un mondo fatto di persone che leggono libri e giornali, che lavorano su macchine rumorose e sporche di grasso, che guidano motociclette dimenticate e pensano al cinema in 16 millimetri. È il mondo degli anni Settanta, vicino, ma ormai definitivamente asfaltato dall'era dei microchip, dei cellulari, dei tablet. Un mondo sotto i nostri piedi, come la cara terra, ma con il quale non c'è contatto. Un mondo diviso in Lire, Franchi e Marchi: la storia, tra amori e passioni dei giovani protagonisti, si tende tra tre Paesi e diventa un umoristico, spietato confronto. In Italia gli studenti si ammassano in piazza inneggiando a «Marx, Lenin, Mao Tse Tung». In Germania, dove la loro dose di Marx e comunismo l'avevano, si pensa invece più al lavoro che alla rivoluzione. L'Italia di ieri, comunque, appare molto simile a quella di oggi, come il centro di Roma: «Anche stamattina largo Argentina si presenta sepolto sotto il consueto frastuono apocalittico, che s'innalza fino agli strati superiori del cielo...». La Francia anche, tutto sommato, sembra essere rimasta lì, davanti al Louvre. La Germania no. Quella nazione povera con negli occhi ancora l'orrore di Dresda è diventata il motore d'Europa. E leggendo questo libro si capisce anche il perché. A. A.