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di Mario Bernardi Guardi Boughton House, nella contea del Northampton Shire, è nota cone la "Versailles inglese" per la bellezza dei giardini che impreziosiscono la dimora dei Duchi di Bucclench, insieme a opere d'arte.

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C'erauna curiosa (e tenera) storia dietro la coppia Henry-Trixie (così si chiamava la micia), una delle tante raccolte in «Gatti di potere. I gatti consiglieri dei Grandi della Terra», un libro di Marina Alberghini. Tutto comincia alla corte della regina Elisabetta dove Henry sfolgora per bellezza e cultura. Le donne lo guardano con occhi sognanti, ma i maschietti non sono da meno: tra questi, Marlowe e Shakespeare che dedicano al conte appassionate poesie e Lord Essex di cui diventa intimo amico. Ma Essex, già amante di Elisabetta, complotta contro di lei e trascina nella congiura anche Wriothesley. Scoperti, il primo finisce decapitato, al secondo tocca il carcere a vita. Nei i giorni trascorsi in cella Henry langue, vagheggiando propositi suicidi. Tutt'a un tratto, però, ecco un flebile miagolio. Giù dal camino è sceso un gatto. Per essere più precisi, Trixie. Seguono fusa e coccole. E siccome anche i carcerieri hanno un cuore, Trixie può restare con Henry, evitandogli la depressione. Da qui all'eternità? No, perché come i poteri magici hanno consentito a Trixie di entrare nella Torre, provvidi (e iettatori) intervengono, due anni dopo, facendo morire la sovrana. Le succede Giacomo I che, figlio di Maria Stuart, assassinata da Elisabetta, rende omaggio alla memoria della (cosiddetta) Regina Vergine, liberando quelli che lei aveva incarcerato. Primo tra tutti il conte Henry che si fa effigiare con l'amata Trixie. Gatti, gatti eterni dèi...Come Brillant, ritratto da Jean-Jacques Bachelier nel 1761. Davvero bello il gatto di Luigi XV. Un Angora Turco bianco dagli imperiosi occhi azzurro cielo, che fece dimenticare al re l'amatissimo Chat Noir ricevuto in dono quand'era bambino e per la cui morte aveva pianto. Ora la sua favorita, la brillante Madame Pompadour e il suo gentiluomo di corte, il simpatico François-Augustin de Paradis, autore di una celebre "Histoire des chats", venivano a colmare un vuoto che il sovrano non aveva mai voluto riempire. E lo facevano con quel nuovo gatto, lucente come un diamante. Brillant, appunto. Gatto di Potere, cui tutto era permesso a partire, primo tra tutti, dalla "grand entrée" nella stanza di Luigi, al suo risveglio mattutino. Insomma, piacere a Brillant significava piacere al Re. Ma i felini casalinghi debbono fare i conti anche con i terribili "incerti del mestiere" cui i potenti sono soggetti. Pensiamo a Vaska, l'aristocratico gatto di Nicola II, appartenente a una razza antica prediletta dagli zar, il Blu Russo, caratterizzata dal pelame blu argento e dagli occhi di smeraldo.. Bè, cos'altro poteva fare se non fuggire dopo che, a Ekaterimburg, un tetro villaggio siberiano, l'imperial famiglia era stata massacrata? Fuggì, dunque, e di lui non si saprà più nulla. Restò accanto al suo padrone vittorioso, invece, Fiodor, il micio tigrato di Lenin, che possiamo figurarci, al pari di Vladimir Ulianovic, "concreto, realista e privo di scrupoli". A Rosa Luxemburg, comunista eretica, femminista e animatrice dei moti spartachisti tedeschi, uccisa nel gennaio del 1919 dai militari dei Corpi Franchi, invece non si addicevano felini legati a despoti. La sua gatta, Mimì, di razza siberiana, era gaia e affettuosa. Da lei apprese che "la vera libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente". E poi, i gatti di Theodor Roosvelt, di Pétain, di Céline, di Churchill, di Clinton...Poteva mancare quello del Duce? Si chiamava Tobia, era un tigrato e Mussolini "lo amava tanto da far collocare un suo grande ritratto a palazzo Venezia nella Sala del Mappamondo".

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