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di Dario Salvatori È partito all'insegna del femminile il Torino Jazz Festival, una rassegna che già nei suoi primi tre giorni ha dimostrato di poter aspirare al ruolo di capitale italiana del jazz.

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Adattendere la Warwick oltre dodicimila persone, desiderose di ascoltare il repertorio di questa intramontabile cantante, la quale ha preferito stavolta dare spazio al repertorio di Cole Porter, lasciando nel finale il classico omaggio a Burt Bacharach, suo mentore e compositore di riferimento. Stasera sarà la volta di Carla Bley, che a settantaquattro anni conserva il suo stile agile e scattante, nel fisico ma principalmente nel tipo di jazz offerto. La Bley è stata una protagonista del jazz d'avanguardia degli anni '70 e oggi i suoi arrangiamenti sono dei classici eseguiti da musicisti di ogni estrazione e stile. A loro occore aggiungere la presenza di Bill Cobham, maestro della moderna batteria, ex collaboratore di Miles Davis, a capo di una formazione straordinaria. Colpisce la competenza del pubblico torinese, che si è divertito con l'esibizione di Ray Gelato, crooner inglese e grande intrattenitore, in grado di far ballare il pubblico, ma perfettamente in grado di apprezzare il sofisticato pianismo di Ahamad Jamal, ottantaduenne modernissimo jazzista. A ciò si aggiungano le numerose formazioni italiane, con larga rappresentanza di jazzisti piemontesi. In grande rilievo la formazione Hamp the Champ, tributo a Lionel Hampton, il più grande vibrafonista della storia del jazz, riproposto in chiave moderna ma con grande rispetto per il senso dello swing, ovvero la sua caratteristica principale. Conclusione il 1° maggio con una lunga kermesse comprendente la nuova formazione di Greg, la band di Lino Patruno, Chiara Civello, Beppe Servillo (in un inedito repertorio di Adriano Celentano), Stefano Bollani con un trio di jazzisti nord-europei. Conclusione ideale visto che da anni Bollani è considerato unanimamente il miglior jazzista (non solo) italiano. Il Festival Jazz di Torino ha presentato oltre settanta concerti, non solo nelle piazze storiche della città ma anche nei caratteristici Murazzi, i tipici locali attivi lungo gli argini del Po, oltre che nei vari jazz club e addirittura in tram. Il coinvolgimento della città è stato a dir poco straordinario, a conferma della proverbiale ricettività artistica torinese. Motivo in più per ben sperare in un maggior potenziamento a partire dalla prossima edizione.

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