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Dina D'Isa Dopo la regia contestata di «Carmen» alla Scala di Milano nel 2009, Emma Dante fa la sua seconda prova lirica con «La muta di portici» del compositore Daniel-Francois-Esprit Auber, sul libretto di Eugene Scribe, in scena all'Opera Comiqu

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Peronorare sua sorella Fenella, Masaniello (Michael Spyres), che fa il pescatore nella vicina Portici, aizza il popolo alla rivolta contro i governanti spagnoli. L'opera ebbe una prima rappresentazione a Parigi nel 1828, due anni prima che il regno di Carlo X venisse travolto dalla Rivoluzione e la sua aria, «Amour sacrè de la patrie», venne accolta come una nuova Marsigliese. Nel 1830 fu rappresentata al Grande Teatro della Monnaie di Bruxelles e diventò la miccia dei focolai che portarono alla Rivoluzione belga e alla indipendenza del Paese. Per la regista, Fenella è una «un animale ferito che soffre: è tenera e selvaggia, tra femminilità e brutalità animale. Una protagonista muta in un'opera lirica era un invito a nozze: sentire il suo fiato, il suo respiro e questa esasperazione del gesto è una cosa molto mia, del mio teatro. Capisco possa scandalizzare. E poi mi interessava l'idea dei poveri, degli emarginati a cui viene tolto tutto dal colonizzatore, ma si ribellano. L'opera lirica ha bisogno di essere riattualizzata, resa più accessibile. Però quando si fa questo sforzo si rischia di diventare ridicoli». La scenografia di Carmine Maringola è ridotta a pochi elementi con le vele bianche mosse dal vento e le porte, mentre i costumi sono di Vanessa Sannino indossati in scena da dieci attori. Alla direzione musicale c'è Patrick Davin e l'Orchestra e il coro del Theatre Royal de la Monnaie di Bruxelles che coproduce l'opera.

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