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di Mario Bernardi Guardi Ex imprenditore tessile della Prato laboriosa e ottimista di due decenni fa, Edoardo Nesi raccontò in un libro diventato un "caso", e di conseguenza «best seller» con aureola ("Storia della mia gente", Bompiani, Premi

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Così,nel nuovo libro ("Le nostre vite senza ieri"), non mancano accorate evocazioni del bel tempo che fu, sull'onda d'urto emotiva del "formidabili - e memorabili - quegli anni". Ed è chiaro che archivio della memoria e immaginario, confrontando l'antica pienezza con l'attuale penuria, danno all'evocazione lo spazio che merita. Altrettanto chiaro, però, è che Nesi non vuole ingolfarsi dentro un'incapacitante nostalgia. Anzi, i suoi sono quelli di chi, alla Gramsci, coniuga il "pessimismo della ragione" con l'"ottimismo della volontà". Ha una bella faccia da rivoluzionario, Nesi: l'ultima di copertina lo ritrae con barba incolta, riccioli sulla fronte intellettuale, occhi barricadieri. Ma questo "tipaccio" si commuove. Ad esempio, guardando le incisioni «romane» di Piranesi con la "terra battuta" e le "pozzanghere", "accanto ai palazzi e ai templi e agli archi feriti dal tempo", prova una stretta al cuore perché "sono immagini terribili di un mondo irrimediabilmente decaduto e senza più orgoglio di sé". Oppure salutando i figli quando vanno a scuola o ascoltando le vecchie canzoni di Natale o rivedendo per l'ennesima volta "La vita è meravigliosa" di Frank Capra, dove la tentazione di morire, perché ti sembra di essere ormai sconfitto, è vittoriosamente contrastata dalla decisione di andare avanti. Perché se ti ammazzi, se la dai vinta a chi vuole che tu ti ammazzi, un intero mondo - di immagini e memorie, di valori e attese - si inabissa con te, e la tua piccola, amata cittadina finisce con l'essere uncinata dalla speculazione di affaristi senza scrupoli e condannata a una vita desolante, dove gli sfruttatori trionfano, gli sfruttati piegano miseramente, e non c'è posto per affetti, amicizia, solidarietà, amore. «Touché». No, bisogna dar retta all'angelo custode, e resistere. Per sé stessi e per chi crede in noi. Per Nesi, la piena emozionale dei ricordi è feconda e non distruttiva: ma bisogna andare avanti. E all'assalto. Sparando indignazione e non limitandosi alla suggestione del "mais où sont les neiges d'antan?", quando "c'era più coraggio, c'era più allegria, c'era la certezza che tutto sarebbe andato a finire bene". Interrogativi: "Quale società e quale futuro potranno mai scaturire da un'intera generazione allevata nella barbarie di un'imitazione di democrazia, costretta a rincorrere un simulacro di posto di lavoro?". Riflessioni: "Penso ai miei figli, ai nostri figli, e all'ingiustizia cattiva di un mondo che li blandisce ogni giorno solo perché li considera consumatori perfetti, privi di sensi di colpa poiché gestori di portafogli altrui; che nega loro lo status di persona e li relega in un presente infinito fatto d'aspettative misere, sempre e solo materiali; che, beffa suprema e insostenibile, li incolpa di non avere né fame né voglia né desideri perché 'hanno già tutto', quando invece (…) i nostri figli hanno solo molta roba che costa poco e non vale nulla (…): piccoli sogni mediocri materializzati da un perfetto meccanismo di vendita in oggetti che appaiono utili e splendidi, ma dentro sono vuoti...". Dichiarazioni di guerra: "Io la odio, la decrescita economica. Credo che, ben lungi dall'incarnarsi in una sorta di illuminata moderazione dei consumi, la decrescita economica equivalga sempre e solo a un aumento della povertà tra i cittadini e alla riduzione o cancellazione dei servizi che lo stato offre in cambio delle tasse: piccolezze come la sanità, gli ospedali, la scuola, il trasporto pubblico, la manutenzione delle città e delle strade e la loro illuminazione e via e via e via". Ma lo sanno i Professori che "guardano al mondo con distacco cattedratico" e sono incapaci di vedere le persone" perché "usano il telescopio e non il cannocchiale"; lo sanno che crescere significa germogliare? Lo sanno che si tratta di uno sviluppo arduo e complesso? Di una vera e propria poesia della vita? E, insieme, di un duro impegno quotidiano con la legittima prospettiva del miglioramento e del benessere? Ecco, Nesi - che ama le poesia, le suggestioni, le metafore, ma entra nel vivo, guarda in faccia politica e mercati, suggerisce, propone ecc. - ci dice che ben essere è ben vivere. La "bella vita" è quella in cui si lavora e conquista. Cari Prof., non toglieteci l'occasione di farlo. Non toglieteci il futuro. E dimostrate di saper "dare" oltre che "chiedere".

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