di Franco Cardini Ogni anno, il 30 maggio - dies natalis di Giovanna d'Arco, che ascese al cielo dal rogo di Rouen il 30 maggio 1431, diciannovenne - in Francia è una seconda festa nazionale, quasi un altro 14 luglio.
IlFront National la celebra come sua patrona, il sindaco socialista di Orléans - la città che essa liberò dagli occupanti nel 1429, a capo delle truppe del "delfino" Carlo (William Sghakespeare ha rievocato l'episodio nel suo Enrico VI) - ne rivendica la figura. Quest'anno, il seicentesimo centenario della nascita della vergine guerriera (la cui data di nascita, non sicura, si celebra tradizionalmente il 6 gennaio), una violenta polemica supplementare si è avuta proprio nel giorno dell'Epifania, che in Francia è un semplice giorno feriale (anche se la sera in tutte le case vi si consuma la tradizionale galette des rois, il dolce dei magi). Nientemeno che il presidente Sarkozy si è difatti recato in visita solenne a Domrémy e a Vaucouleurs, le località dei Vosgi, nel sudest del paese, che videro nel 1412 la nascita e nel 1429 il debutto politico di Giovanna, e vi ha ribadito in un severo discorso televisivamente trasmesso che Giovanna "appartiene non già a una fazione, bensì a tutta la Francia". Immediata e inviperita replica di Jean-Marie e di Marine Le Pen, padre-padrone e figlia-madrina del Front National: Giovanna è la santa dei buoni francesi che amano la patria, non di chi la ricorda solo alla vigilia delle elezioni. E risentita replica delle sinistre: non si speculi sull'eroina nazionale, che non è patrimonio esclusivo delle destre. Così, nel nome della Pulzella d'Orléans, si sono ufficialmente aperte le ostilità elettorali: quest'anno si procederà difatti al rinnovo del presidente della repubblica, e la partita si annunzia dura e dubbia. Ma, se non c'è concordia sulla memoria di Giovanna, c'è almeno sulla sua figura storica? Men che mai. Si cominciò a discuterne fino dal 1431, subito dopo il suo rogo a Rouen per meno del "braccio secolare", rappresentato dal governatore di Normandia nel nome di Enrico VI re di Francia e d'Inghilterra ma in seguito a una sentenza inquisitoriale che condannava la ragazza come eretica impenitente. In seguito, la guerra dei Cento Anni si concluse con al vittoria del rivale di Enrico, quel Carlo VII che Giovanna stessa, nel pieno della sua breve stagione vittoriosa, aveva fatto incoronare a Reims nel Natale del '29. Il nuovo re di Francia impose la riapertura del processo inquisitoriale: non poteva certo sopportare di esser stato insediato sul trono da un'eretica. E difatti, nel 1456, un nuovo tribunale - composto, come quello di un quarto di secolo prima, da solenni, severi, competentissimi prelati - decretò che nel 1431 l'inquisizione si era sbagliata e che Giovanna era innocente, anzi che era una buona cattolica. Ma da allora successe di tutto. Si disse che non era mai morta sul rogo; qualcuno sostenne che si trattava di una dama allora ancor in vita; qualcun altro ch'era stato un uomo travestito da donna e che la sua epopea era tutta una montatura propagandistica. Voci del genere continuano a girare ancor oggi: ma i documenti inquisitori ali del '31 sono autentici, e si può escludere che abbiano giudicato e condannato un uomo al posto di una donna. Certo, era una donna ben strana, quella ragazza che si ostinava a vestirsi e a pettinarsi come un giovane guerriero e che per quasi due anni aveva guidato une esercito alla cui testa c'erano alcuni fieri e feroci tagliagole e perfino un enigma come quel Gilles de Rais a sua volta morto sul rogo nel 1440 dopo essere stato riconosciuto colpevole di magia e dell'uccisione, dopo averli violentati, di decine di bambini e di ragazzi (pare fino a 200). Tempi duri, quelli… Chi era quindi, quella pastorella che diceva di parlare con gli angeli e i santi e di essere stata scelta da Dio per buttare gli inglesi fuori di Francia? E perché mai Dio avrebbe voluto che gli inglesi se ne andassero dalla Francia, dal momento che il re d'Inghilterra - un dinasta a sua volta di lingua e cultura francese - era stato legittimamente incoronato re di Francia nel 1420, alla fine di una lunga contesa a carattere dinastico e non certo nazionale? Ma Giovanna è stata anche l'inventrice del nazionalismo? E ha davvero fatto dei miracoli, come la Chiesa ha sì ammesso canonizzandola, ma - badate - solo nel 1920, quasi cinquecento anni dopo al sua morte? Perché è stato necessario mezzo millennio per riconoscerne una santità che molti proclamarono con convinzione già all'indomani della sua morte, anzi durante la sua vita? Giovanna ha diviso i francesi. Voltaire l'ha derisa, Anatole France condannata; ma Jules Michelet ne ha fatto una santa "laica" e "popolare", sottolineando come fosse morta per volontà di un re e dei preti, vale a dire degli stessi che poi avevano avversato al Rivoluzione. Ma nel 1914 i francesi quasi battuti dai tedeschi si sono rivolti concordi a lei: e la Chiesa, a guerra finita, li ha premiati canonizzando la santa di tutta la Francia che aveva ritrovato nel suo nome la concordia. Eppure, durante la seconda guerra mondiale, ci si ridivideva di nuovo sul suo nome: la Resistenza si riuniva nel suo segno, la croce di Lorena, mentre i collaborazionisti formavano un'intera legione, la Jeanne d'Arc, per andar a combattere nel suo nome contro il bolscevismo in Russia. Oltre settant'anni dopo, la baruffa continua. E Giovanna è ancora là, su tutte le piazze, in tutte le chiese, nei films che la ricordano, capelli e candida bandiera al vento. Un mistero…