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di Antonio Angeli I bambini, nati dopo la morte dell'autore, li guardano con curiosità, i più grandi li amano e chi ha più di quarant'anni letteralmente li adora: provate a mettere «Il grande libro dei Peanuts - Le domenicali degli anni 80», del co

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Neglianni Ottanta andare dal giornalaio, essendo magari studentelli che mettavano da parte con fatica le cinquecento lire, e chiedere Linus era un'emozione. Le prime quattro-cinque pagine di quella rivista piena zeppa di meravigliosi fumetti erano occupate dai «Peanuts», le strisce americane ingenue e graffianti, di grande attualità (erano gli anni dell'edonismo reaganiano) eppure così universali che oggi sono fresche come una mela appena staccata dall'albero. Leggere le avventure del protagonista Charlie Brown, prototipo dello sfigato, immagine stessa del cittadino modello che «sorregge» l'America e al tempo stesso ne rimane travolto, era una boccata di libertà. Era uno sguardo sul mondo da un'Italietta che si dibatteva tra problemi che gli altri Paesi avevano già risolto da trent'anni (ce li portiamo ancora tutti sul groppone oggi) e accorgersi sì, che l'America era ricca e lontana, ma anche che tutto il mondo è paese. E poi c'erano gli amici di Charlie: prima di tutto quel Linus che aveva dato il nome alla rivista, che non riusciva a staccarsi dalla sua copertina infeltrita. E poi Lucy, un'antipatica rompiscatole che impersonava il prototipo di tutti quelli che godono vedendo gli altri in difficoltà. E ancora il bambino zozzone, la piccola hippy e, naturalmente, il cane Snoopy con l'uccellino giallo Woodstock. Ora è appena arrivato nelle librerie questo «Il grande libro dei Peanuts. Le domenicali degli anni 80», Dalai Editore, del celebre «papà» di Charlie Brown, Charles M. Schulz. Un «volumone» grande e grosso che è un piacere toccare con 260 e più pagine che riportano un decennio di lavoro dell'autore sui giornali della domenica. Le tavole domenicali sono le più belle: si concludono sempre con un paio di battute, ma rispetto alle classiche «strisce» hanno più respiro, sono più articolate e ragionate, insomma un pizzico più curate. Charles M. Schulz era uno stakanovista, un lavoratore indefesso tanto che, per la maniacalità, è possibile paragonarlo a Michelangelo Buonarroti. Charles M. Schulz (quella «M» sta per Monroe), iniziò a disegnare i Peanuts il 2 ottobre del 1950, che non aveva trent'anni. L'ultima tavola fu pubblicata il 13 febbraio del 2000, il giorno dopo la sua morte. Produsse una mole enorme di tavole, che hanno affascinato e stupito tutto il mondo e non smettono di farlo. Umberto Eco, anni fa, definì Schulz semplicemente «un poeta», dando l'ultima spallata a quella corrente di pensiero, francamente un pochino limitata, che considerava il fumetto, nella migliore delle ipotesi, una buon esercizio di artigianato. Il volume «Il grande libro dei Peanuts - Le domenicali degli anni 80» fa parte della monumentale «opera omnia» dei Peanuts che procede ormai da tempo da Dalai e che conta, al momento, nove libri e altri ne prevede. Un'opera essenziale, asciutta, che propone le diverse strisce e tavole senza introduzioni e commenti. Tanti libri, ma questo sulle domenicali degli anni Ottanta è certamente speciale: segna il momento migliore, sicuramente il più letto e celebrato, di Schulz. Il tratto ha raggiunto sicurezza e maturità e anche se Charlie mantiene la maglietta con il disegno a zig-zag delle origini e i pantaloncini corti, i tratti asciutti dell'autore, gli occhi come puntini, la bocca appena accennata, riescono a rendere una gamma enorme di emozioni. Sono gli anni nei quali Charlie Brown diventa simbolo di un'America che cambia in un mondo che cambia senza che nessuno ne capisca regole ed effetti. Nelle tavole si dirada la presenza del romantico Schroeder e ruba la scena a tutti Snoopy che, nell'America della deregulation, diventa il capo di una truppa di uccellini gialli in viaggi che si sa come cominciano ma, inevitabilmente... In questo libro troveremo Snoopy improbabile capitano in un canotto di uccellini che remano furiosamente. Lui no, non rema, il più grande di tutti incita gli altri, li esorta a non mollare e li dirige verso la meta. Per accorgersi, alla fine della tavola, che il canotto con il cane e gli uccellini era a mollo in una piccola vaschetta. La parabola di un poeta su un Paese dove fatiche e sacrifici toccano sempre ai più deboli. Oltretutto per non andare da nessuna parte. Ma sarà proprio l'America?

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