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Marco Piscitello È appena arrivato in libreria "Il padre americano", romanzo postumo dello scrittore di origine calabrese Rocco Carbone prematuramente scomparso in un incidente stradale nel 2008 a soli 46 anni.

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Tanti,soprattutto a Roma, sono gli "orfani" di Carbone, una figura particolare di artista le cui doti di scrittura sono rimpiante quanto quelle umane. Ne è prova narrativa il racconto che la stessa Petri gli dedica come appendice a «Il padre americano», e diretta la testimonianza di uno dei più apprezzati critici/scrittori italiani, Emanuele Trevi, che il 15 novembre presenterà il romanzo alla libreria MelBookStore insieme ad Arnaldo Colasanti, Paolo Di Paolo, Elisabetta Rasy e Chiara Gamberale. «Rocco Carbone era un ragazzo molto serio e per questo molto amato - ricorda Trevi - Uno che si era fatto le ossa come studioso e amava trasmettere ed essere utile, tanto da essersi dedicato all'insegnamento alle detenute del carcere di Rebibbia. Una scelta umana di rigore che coinvolgeva la sua lingua di scrittore: secca, dura, sobria fin dagli inizi, in un momento in cui le mode erano altre». Carbone aveva infatti esordito negli anni '90, il periodo dei cosiddetti "cannibali", quando il modello dominante era una scrittura più giovanile. «Lui non è mai stato dentro un movimento - conferma Trevi - Era una figura di autore isolato, dal punto di vista stilistico, come sempre ce ne sono state nelle storia della letteratura. Oggi può essere definito un originale, una voce senza legami che non ha mai fatto parte di una lingua collettiva». "Il padre americano" è l'ottavo romanzo di Carbone, e in qualche modo si discosta dai precedenti, pur inserendosi nella sua poetica. «Si tratta storia di viaggio: un genere che non gli era usuale ma che negli ultimi tempi lo stava coinvolgendo e di certo avrebbe ulteriormente sviluppato - conlcude Trevi - 'Il padre americano' può essere definito un on the road che diventa resa dei conti autobiografica con il passato. È scritto in prima persona e mantiene centrale, oltre a quello dei ricordi, il tema dell'amicizia. Secondo una modalità stilistica che ha permesso a Rocco di restituire letterariamente integrità a due parti diverse di sé stesso. Ricordo una sua dedizione estrema al lavoro, mentre lo scriveva. Una cura maniacale che lo costringeva a comporre solo poche pagine al giorno. Come tutti i suoi romanzi, non si tratta di un testo affidato al vento momentaneo dell'ispirazione, è invece figlio dell'uso della lima. Così piaceva a Rocco, anche a costo di creare una lingua molto scritta».

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