di ANTONIO ANGELI L'evoluzione del cervello umano è una meravigliosa avventura: da come i nostri antenati hanno imparato a rompere le noci usando un sasso alle basi spaziali la «macchina del cervello» ha funzionato sempre meglio.
Lamacchina della mente». Il professore di neuropsicologia dell'Università di Padova ci porta per mano nel percorso che ha fatto l'uomo cercando di capire questo straordinario organo. Un percorso appassionante anche perché a noi persone del Terzo Millennio la relazione tra mente e cervello sembra ovvia, ma sono stati necessari molti secoli per capirla e accettarla. Umiltà ci offre un panorama storico delle credenze e cognizioni scientifiche dalla Grecia antica ai nostri giorni. Poi, in modo semplice (per quanto si possa essere semplici quando si affronta la neurologia), ci spiega come è fatto il cervello, come si forma, come funziona. E c'è anche una parte del saggio dedicata a quando le cose non vanno bene. Si spiega perché il cervello si guasta e come (e soprattutto se) è possibile ripararlo. Ricordandoci infine che usiamo il cervello anche quando riteniamo di agire con il cuore. Insomma quella che è chiusa nella nostra testa è veramente una «macchina meravigliosa», talmente meravigliosa che sembra, però, che non possa diventare migliore di quello che già è. Il cervello umano, insomma, avrebbe raggiunto i limiti dell'intelligenza. Secondo un recente studio le leggi della fisica impedirebbero ormai alla razza umana di diventare più abile e capace. Lo sostiene un illustre scienziato di Cambridge che, in questi giorni, è stato preso molto sul serio dai media inglesi. Secondo Simon Laughlin, professore di neurobiologia nell'ateneo britannico (e coautore del libro «Work Meet Life»), milioni di anni di evoluzione umana avrebbero raggiunto il massimo livello. Non solo: per il neurobiologo nulla esclude che l'intelligenza possa anche fare marcia indietro: «Se le pressioni dell'evoluzione imponessero un tale declino». Secondo Laughlin l'espansione dell'intelligenza ha incontrato due barriere. La prima è che la miniaturizzazione delle cellule del cervello e la crescita nelle connessioni tra cellula e cellula hanno ormai raggiunto un punto limite. Insomma meglio di così non si può fare. L'altra è che il cervello umano, pur rappresentando il due per cento appena del peso dell'intero organismo, consuma il 20 per cento dell'energia: anche minimi aumenti nel potere di azione del cervello provocherebbero un netto aumento dell'energia necessaria a sostenerli. I neuroscienziati da tempo sanno che il cervello è diviso in circa dieci «moduli», ciascuno responsabile di diverse funzioni come il movimento o la visione, il linguaggio. Questi moduli sono connessi da fasci di fibre nervose ed è stato teorizzato che l'intelligenza sia legata all'efficienza di queste connessioni. Un collega di Laughlin a Cambridge, Ed Bullmore, ha misurato l'efficienza con cui diverse parti del cervello comunicano l'una con l'altra e ha scoperto che più una persona è intelligente, più velocemente viaggiano gli impulsi: «L'alta integrazione delle reti cerebrali sembra associata con un alto quoziente di intelligenza». Il problema è che questa «alta velocità» ha bisogno di grandi quantità di energia: «Si paga un prezzo per l'intelligenza», ha spiegato Bullmore. «Essere più intelligenti significa migliorare le connessioni tra le diverse aree del cervello e questo si scontra contro forti limiti di energia e spazio». Insomma secondo gli studiosi inglesi la «macchina cervello» avrebbe raggiunto i suoi «limiti fisici». «Abbiamo dimostrato che il cervello deve consumare energia per funzionare, tanta energia quanto il cuore, e che i requisiti sono abbastanza alti da limitarne la performance», ha concluso Laughlin. Ma se c'è qualcosa che il cervello umano sa fare stupendamente è stupire tutti. Sempre.