di MARIO BERNARDI GUARDI Ai collezionisti di coincidenze e curiosità segnaliamo che il primo vincitore del Premio Strega fu un "fascista": Ennio Flaiano, e che anche l'ultimo è stato un "fascista": Antonio Pennacchi.
Abbiamovoglia di sconcertare, addirittura di scandalizzare? Per nulla: Flaiano era un fascista disincantato, liberale, libertario, che un altro "fascista" dello stesso genere, e cioè Leo Longanesi, forse il più grande scopritore di talenti ed editore che ci abbia regalato il Novecento, quasi "costrinse" a mettere sulla carta in pochi mesi avventure e sventure molto autobiografiche di un antiguerriero antieroe durante la guerra d'Africa; Antonio Pennacchi, reduce dal trionfo dello Strega (ed anche dell'Acqui Storia) dell'anno scorso, ma anche dal tonfo di quest'anno alle elezioni amministrative di Latina/Littoria, è un colorito "fasciocomunista" sessantenne fiero del fatto di aver partorito, dopo decenni di lavoro "matto e disperatissimo", la saga della (sua) famiglia - i Peruzzi- approdati dal Veneto nel Lazio bonificatore delle Paludi Pontine , per lavorare con fervore e passione alla edificazione delle "città del Duce". Ora, proviamo a immaginarci il ruspante Pennacchi, tutto fasci e martelli, trasversali appelli e provocatorie contaminazioni, mentre, da bravo presidente di seggio, legge e rilegge i "cinque con l'aureola" e cioè i finalisti del 2011. Proviamo a chiederci: da che parte sta il "cameragno" (mezzo "camerata", mezzo "compagno") dottore (in lettere) ed (ex) operaio Antonio, tra "Storie della mia gente" di Edoardo Nesi (Bompiani), "L'energia del vuoto" di Bruno Arpaia (Guanda), "Ternitti" di Mario Desiati (Mondadori), "La vita accanto" di Mariapia Veladiano (Einaudi) e "La scoperta del mondo" di Luciana Castellina (nottetempo)? Bè, di sicuro, siccome alla democrazia ci crede, rispetta i 400 voti degli "Amici della domenica", il corpo elettorale del premio, erede di un rito che si ripete da sessantaquattro anni, che comprende i voti collettivi di scuole, istituti culturali e circoli di lettura, e i 30 voti di lettori "forti" segnalati da altrettante librerie distribuite in tutto il Paese. Ma in cuor suo per chi tifa? Perché, non nascondiamoci dietro un dito, il tifo c'è, sin dai tempi del "battesimo" del Premio, nel salotto letterario di Goffredo e Maria Bellonci. Dove capitavano personaggi come De Filippo, Moravia, Pasolini, Guttuso, Bontempelli, Piovene, Savinio e dove Guido Alberti (industriale con la passione del cinema: decine i film a cui prese parte, a partire da "8 e ½" di Fellini e da "Le mani sulla città" di Francesco Rosi) signoreggiava con sua moglie, l'astrologa (austriaca) Lucia, dallo sguardo magnetico di veggente. Ripetiamo: profondo rispetto per il corpo elettorale e per il verdetto. Il che non esclude contenziosi tra vincitori e vinti - da sempre gli scrittori hanno stravolto la massima di Pierre de Coubertin: "l'importante "non" è partecipare, l'importante è vincere" - , simpatie, preferenze. Noi, per tornare a Pennacchi, siamo convinti che il capitalismo familiare, solido, laborioso e austero, raccontato da Edoardo Nesi, non gli dispiaccia: lui - si legga il suo "Mammuth" (Mondadori) - sa distinguere tra i "padroni", sa distinguere tra "padroni" e "servi", e ha ben chiara la deriva della classe politica e industriale italiana, e i guasti della globalizzazione selvaggia. Il superfavorito Nesi racconta un pezzo della nostra vita: ragazzi, come in "Canale Mussolini", questa è la storia, vi piaccia o no. Ma tanta storia e tanta memoria, dunque tanta passione militante e tanta "pietas", sono anche dentro "La scoperta del mondo" di Luciana Castellina, amica di Romano e Anna Maria Mussolini, come ci racconta in questo "diario" ritrovato, e comunista appassionata, "tosta" ed eretica sin dalla fine degli anni Quaranta. Anche qui una testimonianza umana e letteraria per l'Italia da (ri)fondare. Se le streghe collaborano, evviva!