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di ANTONIO ANGELI «Lo Stato non ce la può fare da solo: il contributo dei privati per la valorizzazione dei beni culturali è determinante, sono necessari una normativa e un regime fiscale che favoriscano questo contributo.

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Dal1975 il Fai, fondato con un concetto moderno di tutela dell'arte, è in prima linea con restauri e iniziative per la difesa dell'arte italiana. Ilaria Borletti Buitoni è una delle relatrici della «Giornata dell'orgoglio italiano», in programma domani al Teatro Argentina di Roma. Presidente Ilaria Borletti Buitoni, perché c'è bisogno di una «Giornata dell'orgoglio italiano»? «Perché l'orgoglio italiano non è mai stato così avvilito e l'orgoglio del nostro Paese è la cultura che purtroppo oggi non ha la giusta considerazione. Valorizzare la cultura: questo dobbiamo fare e questa anche è la missione del Fai. L'Italia deve accettare la sua vocazione all'arte e alla cultura. Non facendolo stiamo perdendo una grande occasione turistica. Da un rapporto di Federculture appare come, in questi ultimi anni, l'Italia sia precipitata da primo Paese turistico fino al diciottesimo posto. Eppure siamo il Paese con il più vasto patrimonio artistico del mondo. Lo ha riconosciuto l'Unesco, che all'Italia attribuisce un ruolo prioritario». Quale deve essere il contributo dei privati nel settore della gestione e valorizzazione dei beni culturali? «È un contributo enormemente importante che dev'essere promosso con norme e con una fiscalità adeguate. All'estero ci sono regimi fiscali favorevoli, mentre in Italia paghiamo l'iva al 10 per cento sui restauri e al 20 sugli arredi. Il principio della tutela non può essere svilito. Lo Stato non ce la può fare da solo». Il Fai si occupa di arte, paesaggio e ambiente... «Sì, l'arte è importantissima, ma non lo è meno il paesaggio che è una espressione determinante dell'identità del nostro Paese. Non è possibile immaginare il bellissimo Castello di Masino in una valle dove sorge uno shopping center. Il paesaggio è quello ha reso l'Italia un luogo unico. E poi c'è l'ambiente: noi ci occupiamo di restauro e conservazione, ma certo non possiamo dimenticare l'aria e l'acqua». L'arte italiana ha tanti tesori che forse non è corretto definire «minori». «Chiamiamola arte meno conosciuta. E nel nostro Paese ce n'è una quantità enorme. Il Fai ha lanciato un'iniziativa: i Luoghi del cuore. Abbiamo invitato i cittadini a segnalarci dei beni artistici dimenticati o trascurati. In poco tempo abbiamo ricevuto 460.000 segnalazioni. Al primo posto si sono classificati gli eremi dell'Abbazia di Santa Maria di Pulsano, in Puglia. Un luogo incredibile, eccezionale, sembra di essere in Cappadocia. Serve la coscienza, da parte di noi tutti italiani, ma soprattutto delle istituzioni, di poter creare, attraverso l'arte, un modello di sviluppo congeniale al nostro Paese». Ci indichi due luoghi curati dal Fai: uno che ritiene ben recuperato e uno per il quale vorrebbe fare di più. «Mi commuovo sempre quando vedo il giardino della Kolymbetra nella Valle dei Templi di Agrigento. Credo invece che la Villa Reale di Monza debba ancora trovare la sua collocazione».

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