Simona Caporilli «Il fatto è che Konstantin Gavrilovic si è sparato», ve lo immaginate Al Pacino mentre da protagonista di un film, poco prima di morire, scrive questo biglietto d'addio? In realtà a porre fine alla propria vita è Simon Axler
Veniamoai fatti. A quanto pare, sembra che Al Pacino sia pronto a interpretare «L'umiliazione» di Philip Roth, il libro che vede protagonista, per l'appunto, Axler. Definire queste pagine come crude sarebbe poco. Piuttosto, è azzeccato il termine di «spietate». E non è la prima volta che la grande letteratura (quella lontana dai romanzi rosa) si mette al servizio del cinema. E se Roth si è già prestato al gioco con «La macchia umana» e «L'animale morente», sullo stesso tenore altri scrittori Usa sono stati «adattati» al cinema (basti citare l'Hemingway de «Il vecchio e il mare», 1958). Sebbene al confronto con «L'umiliazione» sembri una favola per bambini, anche il crudo Bukowski è finito sul grande schermo con «Storie di ordinaria follia». Diciamo che si sta parlando di tutto tranne che di letteratura per ragazzi. Tra l'altro in quella pellicola (così scettica nei confronti del mito americano), recita anche una giovane Ornella Muti. Ma tra i capostipiti va menzionato lo Steinbeck di «Furore», ovvero la storia di una migrazione interna verso la Terra Promessa, in quel caso la California. Un romanzo impolverato (negli stivali di personaggi con le facce da western, nel camion-guardaroba-letto) che ricorda il John Fante di «Chiedi alla polvere». Altro volume, altra pellicola. E sono film che non deludono. Fante nel suo lavoro «Chiedi alla polvere» racconta ripetutamente di Camilla, cameriera messicana e ossessione dello scrittore-protagonista Arturo Bandini. Ne descrive in particolare le scarpe: nuove ma maledettamente scomode. Così è nel libro, così è al cinema. Prima di arrivare ai giorni nostri con il successone de «La versione di Barney» firmata dal canadese Richler, per alleggerire questa lettura un pensiero vola verso colui che è conosciuto con il nome di Patrick Dennis (con un occhio rivolto al Williams di «Un tram chiamato desiderio»). Anche il suo «Zia mame» - bestseller anni '50 - diventa presto un film con Rosalind Russell: certo alcune sfumature presenti nel romanzo nella pellicola svaniscono ma anche in questo caso di tratta in un buon prodotto. Non come i libri (diciamolo, sono per giovani) di Stephen King che sul grande schermo perdono in peculiarietà facendo cadere le braccia ai fan più accaniti: di quelli che si comprano magliette, libri, dvd, perfino spillette. Tutto, purché ci siano riferimenti all'autore/ai libri. Un esempio? «Shining» con l'insuperato Jack Nicholson: i capelli di Wendy, la morte di Jack... Le differenze saltano agli occhi. Insomma standing ovation per la grande letteratura alla «Mano armata» (ispirò Leone) o alla Edwin Torres di «Carlito's way», e che diventa (anche) film. Pochi nomi, la lista sarebbe infinita. Bastano per tenersi lontani dalla letteratura alla «Mangia, prega, ama» (film del 2010, con la Roberts).