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di ANTONIO ANGELI Sembra di stare nel Colosseo ai tempi di Roma antica: atleti duri come l'acciao si sfidano facendosi letteralmente a pezzi, infischiandosene di finire smembrati come vitelli in macelleria.

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Adessersi incontrati, però, non sono degli uomini, cioè uomini in carne ed ossa, ma degli eccezionali uomini meccanici. Tutti in gara per i «RoboGames», le Olimpiadi dei robot. Organizzati dalla «Robotics Society of America» e sponsorizzati da numerose società, tra le altre anche Google, ai RoboGames vengono convocati, come nell'antica Olimpia, gli «atleti» più forti del mondo, cioè i massimi esperti di robotica. Si può scendere in gara per competere in oltre cinquanta discipline diverse. Entrano nell'arena, ed è realmente un'arena come quelle degli antichi gladiatori, terribili robot da combattimento, e poi robot pompieri, i simpatici robot della Lego, e poi robot che giocano a hockey, umanoidi che camminano, robot calciatori, lottatori robotici di sumo, e anche robot androidi che si sfidano a kung-fu. Alcuni robot sono autonomi, altri sono controllati dal «padrone» con il telecomando. La gara delle gare delle «Olimpiadi robotiche» è quella che ospita i robot tuttofare, capaci di «improvvisare» e affrontare ogni tipo di sfida. A San Mateo ci sono anche gare per robot sviluppati da giovanissimi e ogni competizione ha, come ogni olimpiade che si rispetti, il suo podio con vincitori, medaglie con display elettronico e premi di tutti i tipi. I RoboGames, originariamente si chiamavano ROBOlympics, fondati nel 2004 da David Calkins, tra sabato e domenica hanno attirato un gran pubblico di curiosi ed appassionati e gli organizzatori hanno fatto buoni affari. Ma lo scopo principale è quello scientifico: a San Mateo, tra un feroce robot-gladiatore corazzato e armato di lanciafiamme e gli incredibili ballerini meccanici, si incontrano giovani entusiasti che si scambiano le loro tante idee. Chissà, forse tra loro ci sono i geni del domani.

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