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di ROBERTA MARESCI Che Big Jim fosse un po' fascista, chi era bimbo negli anni '70, lo aveva sospettato: quando il pupazzo di plastica muscolosa si era inserito tra automobiline di metallo pressofuso e figurine.

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Scomunicatadai prelati e politicalmente corretta, le femministe la odiano. C'è chi pensa sia frustrante con quel seno da capogiro, privo di capezzoli e pizzuto. Eppure la miss plastica per eccellenza, dal 1959, ha venduto più copie che la Bibbia nei millenni, insegnando alle bambine che chi non produce non esiste. A meno non si consumi. Ora: che sia la nuova Marilyn o una mezza calzetta non importa. Ma perché buttarle la croce addosso? Gli uomini l'adorano al pari delle Furga, le Corinne Italocremona o le Tanya. Anzi, sono addirittura in crescita quelli che le collezionano. Le vestono, le restaurano, le studiano e le truccano pure. «La cosa non stupisce – risponde Barbara Collevecchio, psicologa - da tempo nel mondo dell'arte, con il pop surrealism ad esempio, le bambole e una tipologia di donna de-erotizzata è divenuta un archetipo». Le ragioni? «Due: da una parte l'aspetto infantile del femminile fa percepire la donna meno pericolosa e più gestibile del maschile postmoderno, in fase di ricollocamento. Dall'altra, l'uomo cerca l'anima e sta iniziando a esplorare il femminile che è in lui. Ecco perché le piccole dolls hanno così tanto potere fascinatorio». Prova provata sono le Blythe. In Italia è appena sbarcata la versione mignon (11 cm). Occhi grandi, sorriso accennato e sguardo sbarazzino, hanno ispirato da Versace a McQueen, sfilando per Gucci e Cacharel. Fenomeno di culto, se non occupate a fare le pioniere del cool, le Blythe giocano in acqua come Katy Perry. Dondolano dall'altalena neppure fossero le sorelline di Zooey Deschanel. Che dire quando sfoggiano codini alla Paris Hilton? Omaggiano Farrah Fawcett con un cappello da cowboy rosa? Saranno gli occhi, ma colpiscono. E pensare che al principio bastava tirare un cordoncino per muoverli, a destra e sinistra. Dettaglio che non piacque. Tanto che furono ritirate a un anno dal lancio (nel '71). Particolare affascinante per collezionisti adulti. Se volete vederne delle belle, domenica c'è «Bambole a Roma»: dal Made in Italy al «*MAD* in Italy» al Centro Congressi (via Cavour 50). Esposizione, scambio, un concorso e tavole rotonde. Per parlare di bambole: creature mute e fredde, capaci di guardare avanti con occhi ciechi e allo stesso tempo veggenti. D'altronde è l'unico gioco che coltiva, con machiavellica ambiguità la minaccia e l'amicizia, la confidenza e il rispetto.

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